Gli Infermieri e il sostegno emotivo
La salute, secondo i più autorevoli organismi in ambito sanitario è molto più che semplice assenza di patologie o sintomi. Si tratta di una risorsa che permette alle persone di realizzare le loro aspirazioni, soddisfare i loro bisogni al fine di vivere una vita lunga, produttiva e feconda (Herrman et al., 2005; Ottawa Charter for Health Promotion, 1986; Breslow, 2006). Un numero crescente di studi epidemiologici sembra suggerire che le iniziative che mirano a promuovere il benessere fisico con l'esclusione del benessere mentale e sociale siano più facilmente destinate a risultare incomplete e inefficaci (Pavis et al., 1996).
In questa direzione, Jormfeldt (2014) sostiene che un elemento essenziale di conoscenze dovrebbe essere la capacità degli infermieri di fornire sostegno emotivo. Tale sostegno storicamente, risulta parte integrante di una assistenza infermieristica che si possa definire olistica (Hogan, 2004).
Trovare una definizione univoca e universalmente condivisa di benessere emotivo non è semplice, dal momento che la letteratura tende a riconoscerlo come un concetto multifattoriale ed individuale (Frey & Stutzer, 2002). È tuttavia condiviso che il benessere emotivo preveda la presenza di emozioni e stati d'animo positivi (contentezza, felicità), l'assenza di emozioni negative (depressione, ansia), soddisfazione per la vita e realizzazione. In altri termini il benessere emotivo può essere descritto come “un giudizio positivo verso la vita”, un “sentirsi bene” (Andrews &Withey, 1976; Diener, 2000; Ryff & Keyes, 1995).
La misurazione, il monitoraggio e la promozione del benessere emotivo può essere utile per tutti i professionisti sanitari (Lyubomirsky et al., 2005). Infatti, ad elevati livelli di emotional well-being sembra essere associata una ridotta incidenza di malattie e lesioni, un miglior funzionamento del sistema immunitario e più veloci tempi di recupero (Pressman & Cohen, 2005; Ostir et al., 2000; Ostir et al., 2001; Diener & Biswas-Diener, 2008; Frederickson & Levenson, 1998). La valutazione del benessere emotivo può quindi rappresentare un valido strumento infermieristico per la comprensione delle modalità con cui le persone percepiscono la propria vita (Diener & Seligman, 2004; Diener E, 2009).
Numerosi studi hanno cercato di mettere in evidenza il ruolo determinante che gli interventi infermieristici potrebbero avere sul benessere emotivo; ad esempio, il sostegno emozionale si è dimostrato essere efficace nell’assistenza ai pazienti dializzati (Sturesson & Ziegert, 2014) e, sulla stessa linea, i pazienti diabetici sembrano richiedere chiaramente il supporto emotivo da parte degli infermieri (Shiu & Wong, 2002). Anche nel caso di patologie fortemente invalidanti e croniche, come sclerosi multipla ed artrite reumatoide, gli interventi indirizzati al benessere emotivo si sono dimostrati di grande rilevanza nei processi di elaborazione della nuova condizione di salute (Heiskanen, 2005; Hehir et al., 2008). Inoltre il paziente oncologico, più di altri, presenta notevoli bisogni di natura emotiva (Sussman & Baldwin 2010, Lin & Bauer Wu 2003). Sebbene tale sostegno richieda in alcuni casi una forte apertura e capacità di comprendere il mondo dell’individuo (Ritchie, 2001), esponendo gli infermieri stessi ad elevati rischi di stress (Botti et al., 2006), il supporto psicosociale ed emozionale rimane a tutti gli effetti un elemento fondamentale per una corretta assistenza infermieristica (Legg, 2010).
Adolescenti ed emozioni
I disagi di natura emozionale sembrano avere importanti variazioni dovute alle diverse fasi della vita: l'adolescenza, ad esempio, rappresenta un periodo di sviluppo spesso associato a cali di benessere emotivo tali che ansia e depressione in questa fase sono state considerate significative preoccupazioni per la salute pubblica (Johnson & Greenberg, 2013). La strada che attraversa l'adolescenza è segnata da sfide e transizioni; durante questo stadio di sviluppo gli individui sono in fase di crescita fisiologica rapida, che comprende cambiamenti sia nella struttura che nella funzione cerebrale (Giedd, 2008). Parallelamente a questi cambiamenti fisiologici, si assiste all'emergere di nuove capacità cognitive, che promuovono negli adolescenti modi complessi e sofisticati di relazionarsi con il loro mondo (Keating, 2004). Gli adolescenti spesso credono che nessuno li possa capire e questa percezione può portare a un senso di isolamento, solitudine, depressione e/o ansia (Elkind, 1978). Oltre il 20% degli adolescenti infatti sperimenta un disturbo d'ansia (Kashani & Orvaschel, 1990) e il 20-25% presenta un disturbo depressivo prima di finire gli studi superiori (Lewinsohn et al., 1993). Inoltre, i disturbi emotivi in adolescenza possono aumentare il rischio di sviluppare, nel tempo, comportamenti antisociali o auto lesivi come l'abuso di sostanze, la scarsa frequenza scolastica, la violenza contro sé stessi o altri (Albano et al., 2003; Crocetti et al., 2009). Una volta stabiliti, tali disturbi possono rappresentare fattori di rischio per la psicopatologia adulta (Hayden & Mash, 2014). Ciò detto, la prevenzione in ambito emotivo assume un ruolo fondamentale. Infatti, l’adolescente che ha affrontato nel corso del suo sviluppo numerosi fattori di stress, risulta avere una maggiore probabilità di andare incontro a sfide emotive (comorbilità e sintomi come depressione, ansia o elevati livelli di stress percepito) o comportamentali (uso di sostanze, disturbo del comportamento e dell’adattamento sociale) rispetto ad un adolescente “giovane” che non ha ancora incontrato questi cambiamenti evolutivi (Merikangas et al., 2010; Petersen, 1982).
Educare alla gestione dell’Emotional well being
Numerose evidenze sembrano dimostrare il ruolo determinante degli interventi infermieristici volti alla gestione del benessere emotivo adolescenziale, sia in prospettiva preventiva che assistenziale. Il supporto emozionale si dimostra, per esempio, molto efficace nella popolazione giovane ed adolescente affetta da patologia tumorale (Hughes et al., 2017; Dreyer & Shwartz-Attias, 2014; Ritchie, 2001b), negli adolescenti con diabete (Idalski-Carcone et al., 2011) e con fibrosi cistica (Rehisinho & Gomes, 2016). I benefici di un approccio assistenziale che integri il sostegno emotivo non si limitano tuttavia a condizioni di natura clinica, ma si estendono a tutte quelle situazioni di disagio sociale che potrebbero coinvolgere l’universo adolescenziale, come la violenza sessuale (Campbell et al., 2013), gravidanze precoci (Montgomery, 2003; de Jodge, 2001) e nella gestione dell’anoressia nervosa (Bourion-Bedes et al., 2013) per la quale, all’alleanza terapeutica fondata sul sostegno emotivo sembra perfino essere correlato un aumento del peso.
Già nel 2012 il Royal College of Nursing, sulla base delle forti evidenze e delle statistiche che vedono la figura dell’adolescente fra le più critiche sotto il profilo emotivo, ha ribadito con forza che gli interventi infermieristici all’interno di istituti scolastici, quando ben pianificati e coordinati, riducono i problemi durante questa fase dello sviluppo, promuovendo la cura di sé e la resilienza nelle comunità e prevenendo l’insorgere di malattie (RCN, 2012). Un numero crescente di evidenze dimostra che gli infermieri nel contesto scolastico contribuiscono in modo significativo, agevolando il cambiamento di comportamenti e promuovendo stili di vita sani. Il Dipartimento di Salute Inglese ha proposto, a partire dal 2011, un programma di assistenza al benessere emotivo all’interno degli istituti scolastici, dall’età pre-scolare fino ai 19 anni, nel quale la figura infermieristica rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento degli obiettivi. Il contributo dell’infermiere in tale contesto si concretizza, tra gli altri, attraverso interventi quali:
- assicurare l'identificazione precoce dei fattori di rischio; agire su problemi di salute emotiva attraverso interventi educativi;
- utilizzare programmi mirati, basati su prove di efficacia, che promuovano la salute emotiva nelle scuole e nella comunità;
- collaborare con gli insegnanti per fornire seminari e svolgere attività riguardanti la salute ed il benessere emotivo (trattare perciò argomenti come la consapevolezza di sé, l'intelligenza emotiva, la resilienza);
- assicurare l'identificazione precoce delle esigenze emotive;
- raccogliere informazioni sullo stato di benessere emotivo attraverso scale, fornendo supporto in caso di difficoltà comportamentali (DfE, 2011).
Conclusioni
Tali esperienze internazionali ribadiscono ancora una volta come l’infermiere contemporaneo rappresenti un professionista in grado di garantire una assistenza globale ed olistica, rivolta all’individuo in ogni fase della vita non solo attraverso interventi volti alla risoluzione di complicanze, ma anche con il mantenimento di elevanti standard di salute e benessere. La fascia adolescenziale della popolazione non può che rappresentare un target importate a cui rivolgere attenzioni di natura preventiva ed educativa soprattutto se si considera che, come evidenziato dalla letteratura, questa fase è a tutti gli effetti un periodo dello sviluppo spesso associato ad importanti oscillazioni nei livelli di benessere emotivo. Le esperienze europee suggeriscono che la creazione di specifici progetti, l’attivazione di equipe multi specialistiche accompagnate da specifici percorsi formativi, potrebbero rivelarsi uno strumento estremamente efficace per la prevenzione di comportamenti antisociali, auto-lesivi e patologici secondari a disturbi di natura emozionale.