La salute dell’atleta pallanuotista: indagine sulle abitudini alimentari


Un adeguato piano nutrizionale è la chiave di volta per il successo in tutte le discipline sportive acquatiche, ed è indispensabile per affrontare l’intensa preparazione atletica (Mountjoy, 2014; Purcell, 2013).
Scorrette abitudini alimentari possono portare lo sportivo ad affrontare gli sforzi con una carenza di energia. Gli studi in merito e l'esperienza clinica dimostrano che il fattore eziologico alla base di un deficit energetico nell’atleta è la presenza di un disequilibrio tra l’energia assunta attraverso l’alimentazione e il dispendio energetico necessario per mantenere l’omeostasi, la salute, per affrontare le attività della vita quotidiana, la crescita e le attività sportive (Mountjoy et al., 2014; Nattiv et al., 2007).
Il termine Relative Energy Deficiency in Sport (RED-S) racchiude in sé tutti gli effetti che il deficit di energia può provocare sui sistemi organici e le relative conseguenze a livello di salute e prestazione negli atleti, tra cui stanchezza cronica e aumento del rischio di infezioni, lesioni e malattie (Melin et al., 2014; Pyne et al., 2014). Quando l’apporto calorico giornaliero risulta ridotto e non fornisce all’atleta l’adeguata energia, anche la sintesi proteica può essere alterata, ostacolando la risposta adattiva dell’atleta alla prestazione sportiva (Mountjoy et al., 2014).

La pallanuoto è fra gli sport acquatici maggiormente diffusi in Europa; questa disciplina esiste in tutte le competizioni internazionali della Federazione Internazionale di Nuoto e alle Olimpiadi (FINA, 2015). Non vi sono dati precisi sul numero di atleti italiani che si dedicano alla pallanuoto come attività agonistica. I rapporti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) classificano quelli acquatici, ovvero nuoto, pallanuoto, tuffi, al secondo posto dopo il calcio, con 75 italiani su 100.000 che svolgono tali attività a livello agonistico e che risultano iscritti alla Federazione Italiana Nuoto (Rossi Mori, 2004).

Nonostante la modesta popolarità, questo sport non garantisce, alla maggior parte degli atleti agonisti, un reddito economico in grado di consentire alla persona di praticare questa disciplina quale propria professione. Per questo motivo, contemporaneamente alla pratica sportiva, gli atleti decidono di studiare e/o intraprendere una carriera lavorativa, sottoponendosi così a sforzi fisici intensi, spesso ad orari che non permettono di adottare dei comportamenti alimentari in grado di preservare la salute. La pallanuoto richiede resistenza, forza, potenza, velocità, agilità, tattica, concentrazione, consapevolezza e competenze tecniche specifiche: requisiti fondamentali per far fronte all’intensità che caratterizza questo sport (Cox et al., 2014).

Le linee guida italiane per una corretta alimentazione (INRAN, 2003) affermano che non esiste, né come prodotto naturale né come trasformato, un alimento completo che sia in grado, da solo, di soddisfare le necessità nutritive. Pertanto, il modo più semplice per garantire l'apporto di tutte le sostanze nutritive indispensabili e l’energia necessaria per affrontare gli impegni quotidiani, è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti.

Le indicazioni nutrizionali in merito all’alimentazione di un atleta, in particolare negli sport acquatici, prevedono il consumo di un pasto ricco di carboidrati da 1 a 3 ore prima dell’attività sportiva, con l’aggiunta di proteine in caso di attività fisica prolungata. Durante gli allenamenti, soprattutto se la durata è maggiore di 90 minuti, risulta fondamentale un’adeguata idratazione e l’assunzione di zuccheri; dopo lo sforzo fisico, invece, l’atleta dovrebbe reintegrare carboidrati, proteine e liquidi per ripristinare l’omeostasi (Shaw et al., 2014; Cox et al., 2014; Burke e Mujika, 2014; Mountjoy, 2014; Pyne et al., 2014).

Nella letteratura infermieristica italiana non si riscontrano studi nell’ambito della pallanuoto agonistica, finalizzati a indagare le abitudini alimentari dei giovani atleti e/o la necessità di interventi educativi. E’ stata svolta una revisione della letteratura sul tema: la maggior parte dei dati disponibili sono stati ricavati da articoli scientifici dell’International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism (Burke, Mujika, 2014; Cox et al., 2014; Melin et al., 2014; Mettler et al., 2014; Pyne et al., 2014; Shaw et al., 2014) e dalle linee guida per una sana alimentazione pubblicate dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN, 2003).

La nostra indagine
L’indagine riguardante le abitudini alimentari dell’atleta pallanuotista durante gli allenamenti e le gare sportive e gli eventuali disturbi derivanti da una errata alimentazione è stata condotta attraverso la somministrazione di un questionario redatto ad hoc, tenendo conto delle raccomandazioni presenti in letteratura inerenti l’alimentazione negli sport acquatici. Gli item orientati alla valutazione di disturbi durante l’attività sportiva fanno riferimento al questionario sulla sintomatologia vaga e aspecifica (Medically Unexplained Symptoms – MUS), utilizzato in letteratura per indagare la percezione soggettiva degli atleti relativamente al proprio stato di benessere (Lamberti et al., 2008).

Lo studio è stato condotto su un campione di atleti pallanuotisti agonisti, maggiorenni di Società Sportive delle provincie di Varese e Milano di serie D, C, A2 e Under 20, attraverso un questionario anonimo somministrato in formato cartaceo. Il questionario ha indagato le abitudini alimentari degli atleti prima, durante e dopo l’esercizio fisico, compresi gli orari dei pasti. È stato fornito agli atleti un elenco di alimenti, raggruppati in base al contenuto in principi nutritivi o di preparazione, per facilitarne la scelta. Il questionario ha esplorato anche la partecipazione dell’atleta ad incontri di educazione nutrizionale, eventualmente organizzati dalla propria società sportiva, al fine di verificare il grado di informazione dei singoli atleti e la possibilità di ampliare tali informazioni.

Risultati
Sono stati reclutati 127 atleti, con 117 questionari (92,1%) correttamente compilati e ritenuti validi ai fini dell’elaborazione. Tra i responder la maggioranza sono risultati uomini (70%), la fascia d’età maggiormente rappresentata quella compresa tra i 18 e i 21 anni (48,8%). La maggior parte degli atleti (53%) sono studenti. La media degli anni di carriera pallanuotistica è risultata di 10.8, con un minimo di 2 anni e un massimo di 25 anni.

Mediamente gli atleti hanno dichiarato di essere impegnati nell’attività sportiva per 9,5 mesi/anno, con 3 – 4 allenamenti settimanali (61,5%). L’impegno quotidiano è risultato di almeno due ore al giorno per l’87,2% degli atleti, soprattutto alla sera (88%).
Indagando le modalità con cui gli atleti hanno gestito l’alimentazione prima, durante e dopo un allenamento o una competizione, è emerso che la maggioranza consumava regolarmente alimenti prima (51,3%) e dopo (76,9%) lo sforzo fisico; mentre, un numero minore di sportivi (14,5%) assumeva alimenti durante l’esercizio fisico (Figura 1). La tabella riassume la percentuale degli atleti che consumano alimenti durante l’allenamento o competizione sportiva, secondo le indicazioni nutrizionali per l’alimentazione negli sport acquatici.

Figura 1 – Assunzione di alimenti da parte degli atleti durante l’allenamentoFigura 1 - Assunzione di alimenti da parte degli atleti durante l’allenamento

Tra gli atleti che hanno dichiarato di assumere alimenti in modo costante, il consumo di carboidrati e proteine da 1 a 3 ore prima di svolgere attività sportiva è stato dichiarato dal 19% degli sportivi. Dopo l’attività fisica il 40.2% ha dichiarato di reintegrare carboidrati e proteine e durante l’attività fisica, il 7,7% degli atleti ha indicato di assumere liquidi e carboidrati o integratori. Per quanto riguarda l’idratazione in allenamento, il 43.6% degli atleti ha affermato di assumere liquidi prima di iniziare l’esercizio fisico e il 74,4% dopo l’attività fisica, assumendo mediamente 400-600 ml di acqua (Tabella 1). Il pasto consigliato da 1 a 3 ore prima dell’attività è composto da: alimenti ricchi di carboidrati con aggiunta di proteine per sforzi fisici prolungati; durante l’attività liquidi e carboidrati; dopo l’attività liquidi, carboidrati e proteine (Shaw et al., 2014; Cox et al., 2014; Burke e Mujika, 2014; Mountjoy, 2014; Pyne et al., 2014).

Tabella 1 – Abitudini alimentari degli atletiTabella 1 - Abitudini alimentari degli atleti

È stata riscontrata la presenza di disturbi di vario genere, più frequenti nel periodo di attività sportiva, nell’ 82,9% degli atleti. In particolare sono stati segnalati affaticamento e dolori muscolari (70,1%), aumento dell’appetito inteso come eccessivo (45,3%), lesioni muscolo-scheletriche (24,8%) e nel 14,5% reflusso gastro-esofageo (Tabella 2). E’ stata riscontrata una maggiore presenza di questi disturbi tra gli atleti con una inappropriata scelta di alimenti nel periodo pre-allenamento: questi atleti prediligevano cibi preconfezionati complessi ad alimenti contenenti carboidrati e proteine necessari per lo sforzo fisico.

Tabella 2 – Disturbi riscontrati durante tutto l’anno o solo durante l’attività sportivaTabella 2 – Disturbi riscontrati durante tutto l’anno o solo durante l’attività sportiva

Infine il 48.7% degli atleti intervistati ha dichiarato di aver partecipato ad incontri di educazione nutrizionale organizzati dalle società sportive o da altri enti non ben specificati.

Discussione
Nonostante la maggior parte degli atleti abbia dichiarato di alimentarsi prima dell’attività sportiva, non tutti scelgono alimenti in grado di fornire carboidrati e proteine utili per affrontare lo sforzo fisico con riserve di glicogeno muscolare a livelli normali o addirittura più elevati. Affrontare un allenamento con un deficit delle riserve di glicogeno facilita l’insorgenza della fatica e aumenta il rischio di lesioni e malattie (Shaw et al., 2014; Cox et al., 2014). Prima di un’attività fisica prolungata dovrebbero essere assunte proteine, poiché agiscono come fonte energetica secondaria. Le fibre e i pasti ad alto contenuto di grassi, invece, dovrebbero essere limitati in quanto possono ritardare lo svuotamento gastrico e quindi influenzare negativamente le prestazioni.

L’idratazione prima dell’attività fisica è fondamentale ai fini della performance; un pallanuotista dovrebbe introdurre una quantità di liquidi pari a 400-600 ml prima dell’allenamento (Purcell, 2013), ma per la maggior parte degli atleti intervistati consumare liquidi non è un’abitudine.
Sembra esserci una maggior attenzione nella scelta degli alimenti da consumare dopo l’esercizio fisico. Il consumo adeguato di carboidrati, proteine e liquidi favorisce un rapido recupero. Ogni sessione di allenamento meriterebbe un proprio recupero e il piano nutrizionale può differire a seconda della costituzione corporea dell’atleta, dell’allenamento che si è svolto o della competizione che si andrà ad affrontare (Burke e Mujika, 2014).

Molti sportivi non partecipano ad incontri di educazione nutrizionale (51,3%) e sono poche le società sportive che sembrano promuovere tale iniziativa. Una scarsa informazione ed educazione alimentare in concomitanza con più impegni quotidiani, di lavoro e studio, potrebbero spiegare la difficoltà, da parte di molti pallanuotisti, di scegliere il cibo giusto e il momento più opportuno di consumare gli alimenti.

Non sono dunque sufficienti dedizione e costanza soprattutto se è necessario coniugare studio, lavoro con un’attività sportiva a livello agonistico. Questa tipologia di atleti, che rappresenta la maggior parte degli sportivi che popolano le società di pallanuoto, necessiterebbe della costante presenza di professionisti che possano essere figure di riferimento in grado di educare a stili nutrizionali più salutari.

Conclusioni
Dalla letteratura risulta che in molti Paesi come Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Spagna l’infermiere è stato introdotto già da tempo nella medicina dello sport (Fernandez, 2008; Knight et al., 2006; Barnes, 1977; Quedenfeld, 1993). Il Nursing nello sport non è ancora una realtà italiana, ma, considerando che lo sport ha come obiettivo principale l’espressione e il miglioramento della condizione fisica e psichica della persona (Carta Europea dello Sport, 1992) e tenendo conto che la professione infermieristica è finalizzata a preservare, promuovere ed ottimizzare lo stato di salute della persona, non c’è ragione per far restare queste due realtà disgiunte.
L’infermiere potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale all’interno delle società sportive, identificando i bisogni dell’atleta e rispondendo ad essi con interventi infermieristici educativi specifici, orientando in casi mirati alla consulenza di professionisti specifici.
 

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Bibliografia

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