Introduzione
Il  miglioramento delle condizioni di vita, dovuto ai progressi in campo  medico-scientifico e all’aumento di garanzie in materia  igienico-sanitaria, ha generato un’evoluzione che si ripercuote sulla  struttura della società.
Fenomeni come  l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento della  domanda di assistenza, accompagnati da una situazione economica che  richiede una necessaria revisione delle spese, compresa quella destinata  al servizio sanitario, stanno alimentando il processo di  deospedalizzazione del paziente, al fine di garantire un perfezionamento  della continuità assistenziale, un aumento del benessere psico-sociale  per il paziente e un maggior controllo della spesa pubblica in materia  sanitaria.
Sono questi i motivi per i quali  risultano necessari aggiornamenti e riorganizzazioni degli aspetti  relativi ai sistemi di erogazione di cure primarie, attraverso programmi  e interventi che abbiano l’obiettivo di incentrare le attività di  prevenzione, cura, riabilitazione e educazione sanitaria direttamente  sul territorio.
In questo contesto si inserisce la  figura dell’infermiere, un professionista che diventa punto di  riferimento sul territorio per le persone che necessitano di cure e  assistenza, si potrebbe dire un pilastro per l’assistenza territoriale,  rispondendo alla domanda di assistenza anche in forma di libero  professionista, in forma singola o associativa (studi associati  infermieristici) e lo sviluppo di figure professionali emergenti come  l’infermiere di famiglia e di comunità.
Per poter  svolgere la professione in qualità di libero professionista,  l’infermiere necessita di determinati requisiti. Oltre l’iscrizione  all’Albo è necessaria l’acquisizione di un numero di partita IVA,  l’iscrizione all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della  Professione Infermieristica (ENPAPI), la comunicazione al Collegio  attraverso un modulo di presentazione informativa dell’esercizio  dell’attività libero professionale e, infine, l’apposita domanda per  pubblicità sanitaria secondo il rispetto dei requisiti stabiliti dalla  L. 5.2.1992 n. 175.
Il susseguirsi di cambiamenti  che ampliano l’offerta sanitaria e assistenziale, però, se non correlati  ad un appropriato processo informativo e comunicativo, rischiano di  rimanere in parte oscurati dall’anonimato o dalla diffidenza e di non  arrivare all’attenzione di coloro che necessitano in prima persona di  queste risorse.
Per comprendere, quindi, qual è il  livello di conoscenze dei cittadini relativamente al ruolo e alle  competenze dell’infermiere e le attività infermieristiche disponibili  e/o offerte sul territorio è stata condotta un’indagine, riguardante 10  studi di medici di medicina generale distribuiti sul territorio di  competenza dell’ASL Napoli 1 Centro, in particolare nel Distretto n.29  (quartieri Colli Aminei, S. Carlo all’Arena e Stella) e nel Distretto  n.27 (quartieri Arenella e Vomero), per un totale di 300 questionari  distribuiti tra Settembre 2014 e Giugno 2015, di cui 191 validi ai fini  della raccolta dati.
I cittadini e l’infermiere libero professionista 
I  rispondenti sono stati principalmente soggetti tra i 45 e i 64 anni  (37,2%), seguiti dalla fascia d’età 25-44 anni (28,3%), mentre gli over 65 rappresentano il 25,1%.
Il  40,8% dei rispondenti individua l’infermiere come un “professionista  dotato di autonomia professionale”, il 35,1% ha optato per un “operatore  ausiliario”, il 24,1% ha risposto un “inserviente”.
Offre  molti spunti di riflessione anche la distribuzione delle risposte circa  il titolo professionale dell’infermiere: per il 3,1% dei rispondenti è  in possesso della licenza media, per il 12% del diploma di maturità, per  il 31,9% il titolo necessario per diventare infermiere è il diploma  universitario, mentre il 53% dei rispondenti è un laureato (Figura 1).
Figura 1 – Titolo professionale dell’infermiere

Interpellati  sul ruolo dell’infermiere, i rispondenti hanno dichiarato per il 41%  che “svolge attività di prevenzione, cura, riabilitazione e educazione  sanitaria”, mentre il 37,1% lo definisce come colui che svolge i compiti  assegnati dai medici; sorprendente il fatto che il 12% abbia asserito  che svolge esclusivamente attività domestico-alberghiere, ma il 9,9% lo  riconosce come colui che prescrive le terapie.
Circa  l’ambito di esercizio professionale, per il 49,7% è l’ospedale la sua  sede di azione, mentre il 2,6% lo colloca in ambulatorio; il 38,3% lo  individua correttamente in ospedale, ambulatorio e assistenza  domiciliare, infine per il 9,4% lo si trova esclusivamente in ambito  domiciliare.
I cittadini, se dovessero avere  necessità di assistenza infermieristica (Figura 2), si rivolgerebbero a  un infermiere libero professionista per il 31,9%, mentre il 29,9% si  rivolgerebbe all’ospedale/Pronto Soccorso”; il 27,2% ha indicato invece  l’ambulatorio infermieristico, il 6,8% si rivolgerebbe al medico di  medicina generale, mentre il restante 4,2% preferirebbe chiedere  indicazioni al farmacista. Parallelamente il 56,5% delle persone ha  dichiarato di aver usufruito di assistenza infermieristica domiciliare,  mentre le restanti (43,5%) hanno risposto di no. Il 37,7% dei  rispondenti conosce gli ambulatori infermieristici, mentre il 62,3%  delle persone non ne conosce l’esistenza; solo il 20,4% ha fatto ricorso  ad un ambulatorio infermieristico. Circa il ruolo di questi ambulatori,  il 53,9% indica che siano deputati a “Fornire prestazioni  infermieristiche”, mentre il 4,2% indica “Svolgere attività di  prevenzione e educazione sanitaria”; il 7,9% ha selezionato “Aiutare i  pazienti nella gestione delle malattie croniche e delle disabilità”.
Figura 2 – “A chi si rivolgerebbe se avesse bisogno di assistenza infermieristica?”

L’Infermiere  di Famiglia é conosciuto solo dal 25,7% delle persone, mentre il  restante 74,3% ha dichiarato di non esserne a conoscenza. Le sue  competenze sono identificate in: “Fornire prestazioni infermieristiche a  domicilio” (31,9%); “Svolgere attività di prevenzione e educazione  sanitaria rivolta alla famiglia” (4,7%); “Aiutare i pazienti nella  gestione delle malattie croniche e delle disabilità” (8,9%); “Lavorare  in stretta collaborazione con i medici di medicina generale” (16,8%).
Si  è infine indagato il livello di importanza che viene attribuito alla  figura infermieristica nella gestione delle dinamiche assistenziali in  ambito familiare e territoriale (Figura 3): “Quanto ritiene importante  la possibilità di avere una figura infermieristica di riferimento per  lei e la sua famiglia?”. Il 4,7% ha risposto “Non so”, nessuno ha  selezionato “Per niente importante”, il 6,9% ha optato per “Poco  importante”, mentre il 31,9% ha indicato “Importante”, contro il 56,5%  che ha selezionato “Molto importante”.
Figura 3 – Importanza attribuita alla presenza di una figura infermieristica di riferimento in ambito familiare

Considerazioni
I  risultati di questa indagine indicano che solo poco più della metà  delle persone è a conoscenza dell’attuale percorso formativo degli  infermieri, mostrando idee confuse su quelle che sono le competenze  dell’infermiere. Meno della metà degli intervistati è a conoscenza del  fatto che l’esercizio della professione infermieristica prevede oggi lo  svolgimento di attività rivolte al mantenimento del benessere dei  cittadini tramite la prevenzione, la cura, la riabilitazione e un lavoro  costante di educazione alla salute. Alla luce di questi dati, quindi, è  possibile affermare che le conoscenze della popolazione relative la  figura infermieristica e le sue competenze non sono ancora adeguate alla  realtà.
Dai risultati è emerso che ancora molte  persone non sono a conoscenza dell’esistenza di ambulatori  infermieristici e si riduce ancora di più la percentuale di cittadini  che conoscono chi sia l’infermiere di famiglia e quali siano gli  obiettivi e gli ambiti di intervento di questa figura professionale  emergente.
Un dato importante, però, è  l’importanza attribuita dal cittadino alla possibilità di avere di una  figura infermieristica cardine in ambito territoriale. La quasi totalità  degli interpellati ha indicato come importante o molto importante la  possibilità di avere una figura infermieristica di riferimento per sé e  per la famiglia, a dimostrazione del fatto che l’infermiere rappresenta,  e dovrà sempre maggiormente rappresentare, una figura di fondamentale  importanza per il cittadino verso il mantenimento della salute e del  benessere.
Conclusioni
Sono  necessarie azioni svolte sul territorio affinché la cittadinanza sia  coinvolta in nuove iniziative, volte alla tutela della salute, attuate  da infermieri che svolgono la loro attività professionale in ambito  territoriale. Tramite la creazione e l’attivazione di campagne  informative, di progetti svolti in collaborazione con medici di medicina  generale, Aziende Ospedaliere e ASL, e attraverso l’incremento di  progetti volti all’educazione sanitaria dei cittadini anche al di fuori  del contesto sanitario, si potrebbe non solo incrementare il grado di  conoscenze relative alla professione infermieristica e i servizi di  assistenza, ma anche innalzare i livelli di stima, rispetto e fiducia  che devono rappresentare le fondamenta del rapporto tra cittadino e  infermiere.
 
			
		




