Pazienti oncologici e alterazioni gustative


I farmaci antineoplastici provocano negli assistiti numerosi effetti indesiderati, tra cui nausea e vomito, umore depresso, problemi al cavo orale e alterazioni di gusto e olfatto (Bernhardson et al., 2008). Pochi studi in letteratura hanno affrontato il problema delle alterazioni qualitative e quantitative del gusto (Bernhardson et al., 2008; Gonella, 2013; Zabernigg et al., 2010).
Le modificazioni quantitative consistono nella difficoltà di percepire l’intensità dei gusti dolce, salato, amaro, acido, umami (ipergeusia, ipogeusia, ageusia), quelle qualitative nella distorsione della percezione dei sapori (disgeusia). I cambiamenti del gusto più frequentemente riportati sono: la comparsa di un sapore metallico in bocca, l’ageusia (incapacità di riconoscere uno o più gusti anche ad alte concentrazioni) l’aumentata percezione del gusto amaro.
Le persone sottoposte a chemioterapia riferiscono avversioni nei confronti di alcuni cibi, in particolare carne, cioccolato, frutta e caffè (Steinbach et al., 2009), tali da causare inappetenza, spossatezza, calo ponderale fino ad un isolamento sociale: tutto questo riduce inevitabilmente la motivazione a reagire a tali cambiamenti (Coa et al., 2014; Gonella, 2013; Malaty et al., 2013; Steinbach, 2009). Le strategie messe in atto per affrontare questi disagi variano in base alle alterazioni stesse: alcuni autori sottolineano l’importanza di interventi educativi e personalizzati attuati da parte dell’équipe curante, in modo da permettere al paziente di riconoscerle prontamente ed essere così in grado di controllarle e gestirle (Rehwaldt et al., 2009; Zabernigg et al., 2010; McLaughlin et al., 2011; Belqaid et al., 2015).
L’obiettivo di questo studio è indagare le opinioni degli assistiti con problemi oncologici sulle alterazioni del gusto; in particolare si vogliono identificare i disagi correlati alla terapia e le strategie utilizzate per contrastarli.

La nostra esperienza
Si è condotto uno studio presso un grande ospedale milanese, attraverso la somministrazione di un questionario cartaceo che utilizza la Chemotherapy-Induced Taste Alteration Scale (CiTAS) di Kano et al. (2013), riadattandola alla realtà italiana. Il questionario è suddiviso in 3 sezioni: dati socio-anagrafici dell’intervistato, alterazioni del gusto e disagi riferiti, strategie messe in atto per gestirli. La raccolta dati è avvenuta tra Luglio e Settembre 2015 presso i Day Hospital oncologici.
Sono stati distribuiti in totale 114 questionari, col 93% di restituzioni.
Le alterazioni gustative riferite dagli assistiti sono varie e numerose. Il 72% dei partecipanti ha riferito la comparsa di almeno un’alterazione del gusto (quantitativa o qualitativa) durante lo svolgimento delle terapie e addirittura il 64% ha affermato di essere afflitto da entrambe. Le modificazioni più ricorrenti sono la comparsa di sapore amaro, metallico e l’ageusia (Tabella 1).

Tabella 1 – Distorsioni gustative più frequenti

DISTORSIONI RIFERITE

N

%

Aumento del gusto amaro

28

26

Comparsa di sapore metallico

26

25

Incapacita’di percepire i vari gusti

20

19

Ben il 39% dei rispondenti ha dichiarato di aver sviluppato avversioni per almeno un alimento, che prima dell’inizio della chemioterapia mangiava volentieri e che invece ora esclude completamente dalla propria dieta (Tabella 2).

Tabella 2 – Avversioni sviluppate

ESCLUSIONE DEI CIBI DALLA DIETA

N

%

LIPIDI

E PROTEINE

Carne

22

21

Cibi speziati/conditi

14

13

Dolci

8

8

Latticini

7

7

Pesce

5

5

BEVANDE

Caffè

13

12

Acqua

6

6

1

1

Gli alimenti con un alto contenuto di fibre o carboidrati hanno scatenato meno avversioni, la pasta sembra essere ben tollerata. Il 45% dei rispondenti ha cercato di alleviare le alterazioni in modo empirico e spontaneo, ma le soluzioni adottate anche dalle persone che accusano lo stesso disturbo gustativo sembrano personali e non generalizzabili (Tabella 3).

Tabella 3 – Rimedi utilizzati dagli assistiti per affrontare le alterazioni del gusto

RIMEDI UTILIZZATI

N

%

Raffreddo il cibo

9

8

Effettuo spuntini frequenti o pasti in piccole quantità

15

14

Evito la carne

9

8

Diminuisco la quantità di sale

8

8

Aumento lo zucchero

2

2

Un altro problema emerso è la ciclicità delle alterazioni riferita da alcuni assistiti in base alla somministrazione della chemioterapia (Tabella 4).

Tabella 4 – Commenti dei rispondenti in merito alla ciclicità delle alterazioni gustative

COMMENTI IN MERITO ALLA CICLICITÀ DELLE ALTERAZIONI GUSTATIVE

“Il gusto torna dopo 3 settimane dalla somministrazione della terapia, qualche giorno prima della somministrazione successiva.”

“Dopo 10 giorni dalla seduta di chemioterapia i sapori migliorano.”

“Le alterazioni durano 3-5 giorni dopo aver fatto la chemioterapia.”

“Dal IV ciclo è aumentata la sensazione che il cibo non abbia più sapore, tutto sa di ferro.”

“Nella giornata in cui faccio la chemioterapia non riesco a mangiare niente, posso solo bere tè, quando ricomincio a mangiare sento tutto amaro.”

Secondo le opinioni degli assistiti, gli effetti delle alterazioni del gusto hanno provocato un calo dell’appetito (47%), una perdita di peso di almeno 2 kg (45%), mentre il 41% le associa alla comparsa di fatigue. Il 36% dei partecipanti riferisce xerostomia ed il 15% stomatiti ricorrenti.
Interessante notare come il 47% abbia riportato alterazioni dell’olfatto. Gli odori più fastidiosi risultano i profumi, ritenuti “insopportabili” dal 44%, mentre il 28% riferisce di aver sviluppato un’avversione per l’odore derivante dalla cottura dei cibi, tale da complicare ulteriormente il momento della preparazione del pasto.
Dai dati raccolti emerge che il 58% è stato informato sulla possibile comparsa di ageusia o disgeusia e sembra esistere una correlazione positiva tra l’informazione ricevuta dagli assistiti ed una minore comparsa delle alterazioni gustative. Il 65% degli assistiti avrebbe voluto ricevere anche consigli sulla gestione e l’evoluzione di tali modificazioni e il 59% indica l’infermiere come la figura professionale più idonea a fornire tali informazioni.

Discussione
Dall’indagine è emerso che il 72% dei partecipanti allo studio, durante il periodo in cui si è sottoposto ai trattamenti antineoplastici, ha sviluppato almeno un’alterazione del gusto, in congruenza con la letteratura esaminata (Gonella, 2014; Bernhardson et al., 2007; Zabernigg et al., 2010; Kano et al., 2011).
Emerge che l’alterazione gustativa più frequente risulta essere la sensibilità aumentata per il gusto amaro (26%), con a seguire la comparsa di sapore metallico (25%) e l’incapacità di percepire i vari gusti (19%): anche questi dati risultano essere in linea con quelli rinvenuti in letteratura (Coa et al., 2014; Rehwaldt et al., 2009).
I disagi affrontati dalle persone affette da alterazioni gustative sono molteplici: quello che è emerso in modo preponderante è sicuramente l’insorgenza di avversioni per alcuni cibi considerati gradevoli prima dell’inizio delle terapie antineoplastiche (Coa et al., 2014; Steinbach et al., 2009). I cibi più frequentemente esclusi dalla dieta dei partecipanti sono la carne (54%), i cibi speziati o conditi (34%) ed il caffè (32%).
Il fatto di aver sviluppato tali avversioni e di aver escluso questi alimenti dalla dieta, in particolar modo la carne, sostanza fondamentale in una dieta equilibrata, ed il caffè, elemento profondamente radicato nella cultura italiana, può provocare un peggioramento della qualità di vita dell’assistito, scatenando una serie di eventi come la perdita di peso, l’insorgenza di fatigue e la comparsa di umore depresso, che potrebbero portare ad un progressivo isolamento dalla vita sociale e familiare, rendendo più difficile il percorso verso la guarigione.
Un ulteriore disagio che coloro che hanno sviluppato distorsioni gustative si trovano ad affrontare è l’insorgenza di alterazioni olfattive che concorrono a trasformare il momento del pasto in un’esperienza assolutamente negativa (Coa et al., 2014). Molte persone, infatti, vivendo sole o dovendo cucinare per figli o genitori di cui si prendono cura, oltre a sopportare l’inappetenza dovuta alle alterazioni gustative, devono gestire anche l’avversione per l’odore dei cibi durante la preparazione dei pasti, inevitabile attività di vita quotidiana.
Dall’indagine si è osservato che le strategie messe in atto per gestire le alterazioni del gusto sono molteplici, ma personali ed empiriche.
In accordo con la letteratura, è emersa la necessità in questi contesti di personale infermieristico preparato ad effettuare un intervento di tipo educativo personalizzato, in grado di valutare ed identificare le alterazioni gustative insorte e di orientare e guidare gli assistiti nella gestione delle stesse, con un percorso di informazione e educazione continua, che permetta loro di assumere decisioni ed effettuare scelte consapevoli e promuovere nell’assistito l’auto-cura (Rehwaldt et al., 2009; Zabernigg et al., 2010; McLaughlin et al., 2011; Belqaid et al., 2015).
Per quanto riguarda le informazioni relative alle alterazioni gustative ricevute dagli assistiti, risulta che il 58% dei partecipanti è effettivamente stato informato sulla possibile comparsa di alterazioni del gusto, prima di cominciare i trattamenti antineoplastici. Gli assistiti hanno comunque sottolineato la necessità di ricevere informazioni più chiare e dettagliate sul problema, e soprattutto di ottenere indicazioni personalizzate e mirate a contenere ed affrontare i disagi provocati dalle varie mutazioni del gusto insorte. Questi dati non sono congruenti con quelli presenti in letteratura (Gonella, 2014).

Conclusioni
Le alterazioni del gusto sono un argomento ancora poco studiato e sottovalutato, a cui anche la ricerca ha dedicato scarsa attenzione. Molti aspetti rimangono ancora inesplorati e i pochi studi che si sono occupati dell’argomento non hanno affrontato in maniera approfondita i disagi derivanti dalla presenza di tali alterazioni e la necessità degli assistiti di ricevere un supporto personalizzato da parte di personale competente e preparato in merito all’argomento.
Per questa ragione, nell’accertamento infermieristico rivolto ad ogni singolo paziente in trattamento chemioterapico dovrebbe essere prevista la valutazione della capacità gustativa, ricorrendo anche alla somministrazione ripetuta di questionari durante tutto il periodo in cui gli assistiti si sottopongono alle terapie, per avere un quadro chiaro e sempre aggiornato delle loro condizioni e per poterli informare ed educare in modo mirato ad affrontare le alterazioni che li affliggono.
Inoltre potrebbe essere interessante studiare l’associazione dell’intolleranza agli odori e le ripercussioni sulle distorsioni dei sapori.
 

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Bibliografia

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