Riconoscimento dei fenomeni di abuso verso gli anziani da parte degli operatori del Pronto Soccorso


Introduzione
L’abuso nei confronti degli anziani rappresenta un problema di sanità pubblica oltre che un reato penale (Wolf et al., 2002). Il fenomeno è sottostimato e una causa importante di ciò è l’assenza di una definizione unica e condivisa di abuso verso l’anziano (Van Bavel et al., 2010; Payne, 2002). Quella attualmente di riferimento è stata definita nel 2002 dall’OMS: “un’azione singola o ripetuta o una mancanza di un’azione appropriata, che avviene all’interno di qualsiasi relazione in cui si sviluppa un’aspettativa di fiducia che causa danno o sofferenza ad una persona anziana” (Giurani, Hasan, 2000).

Altre cause che contribuiscono a mantenere il fenomeno nascosto sono:

  • una scarsa sensibilizzazione al problema; ridotte conoscenze e inadeguata formazione degli operatori sanitari; assenza di strumenti di screening; assenza di segni specifici di abuso nell’anziano;
  • mancanza di consapevolezza da parte della vittima; paura di denunciare l’autore del maltrattamento;
  • disabilità mentali e/o fisiche e patologie concomitanti che spesso si riscontrano negli anziani (Collins, 2013; Scali, 2013).

La letteratura evidenzia diverse forme di abuso: fisico, sessuale, psicologico, materiale, abbandono/incuria (Collins, 2013; McDonald, 2007; Yaffe, Tazkarji 2012).

Ogni forma si manifesta generalmente con dei segni/sintomi caratteristici che il professionista sanitario dev’essere in grado di riconoscere (Yaffe, Tazkarji 2012). L’abuso dell’anziano è un fenomeno sottostimato e poco considerato dalla società, ma anche dall’ambiente sanitario (Pasqualini, Salvioli, 2001).

La vecchiaia è spesso associata, oltre che a cambiamenti fisiologici legati all’età, anche allo sviluppo di patologie croniche e invalidanti (Scali, 2013). Questa complessa condizione colpisce la capacità del soggetto anziano di svolgere i propri ruoli sociali, familiari e lavorativi, aumentando la dipendenza dagli altri. Tutte queste condizioni possono diventare fattori di rischio di abuso (Soares, 2012).

In Italia, a differenza di altri Paesi come Stati Uniti e Israele, non è presente una legislazione specifica a difesa dell’anziano, per cui tale reato rientra nei delitti contro la persona, contrariamente a quanto accade per i minori a difesa dei quali esistono leggi specifiche (Almogue et al., 2010; Uggeri, 2008; Molinelli 2007).

Con difficoltà i professionisti sanitari individuano eventuali casi di abuso verso gli anziani (Almogue et al., 2010; Cohen, 2013). Le vittime giungono in genere al Pronto Soccorso, che spesso rappresenta il primo ed unico contatto di queste persone con l’ambiente sanitario, dove è possibile far emergere l'abuso (Phelan, 2012). Proprio all’interno di alcuni Pronto Soccorso del Veneto si è svolta questa indagine, allo scopo di indagare se gli operatori che lavorano nei Dipartimenti di Emergenza siano a conoscenza di questa tematica, sappiano individuarne i fattori di rischio, siano in grado di riconoscere eventuali situazioni di abuso ed affrontarle nel modo adeguato.

Gli abusi al Pronto Soccorso
Sono stati identificati per lo studio infermieri e medici delle Unità di Pronto Soccorso dei presidi ospedalieri di Santorso (ULSS 4 Alto Vicentino), Bassano del Grappa (ULSS 3), Cittadella (ULSS 15 Alta Padovana) e Chioggia (ULSS 14), dopo aver chiesto l'autorizzazione alle rispettive Aziende. Al termine dello studio sono risultati rispondenti 93 infermieri, ovvero il 71,53% del totale (130 infermieri) operante nei quattro PS nel periodo fra giugno e luglio 2014, e solo 5 medici, che per esiguità non sono stati inseriti nell’analisi dei dati.

Il genere dei rispondenti si suddivide quasi equamente tra uomini e donne, mentre la maggioranza degli stessi ha un’età compresa tra 41 e 50 anni. Quasi la metà degli interpellati ha maturato un'esperienza di lavoro da 6 a 20 anni in Pronto Soccorso, un terzo invece un'esperienza inferiore a 5 anni.

Dai risultati emerge che solo il 30.1% dei 93 infermieri intervistati afferma di aver visto, almeno una volta, situazioni riconducibili a maltrattamento verso un anziano (Figura 1).

Figura 1 – Riscontro di abusi da parte degli operatori
Figura 1 – Riscontro di abusi da parte degli operatori

Sono stati poi analizzati in dettaglio i fenomeni di abuso percepiti dagli infermieri suddividendoli tra Ospedali (Tabella 1):

Tabella 1 – Abusi suddivisi per presidio ospedaliero

OSPEDALE

ESPERIENZE DI ABUSO

ULSS 4 Ospedale Unico Alto Vicentino (Santorso)

SI

46.2%

NO

53.8%

ULSS 3 Ospedale San Bassiano (Bassano del Grappa)

SI

16.0%

NO

84.0%

ULSS 14 Ospedale di Chioggia

SI

29.1%

NO

70.9%

ULSS 15 Ospedale di Cittadella

SI

27.8%

NO

72.2%

In uno stesso ospedale (Chioggia) ci sono degli infermieri che, nonostante lavorino da più di 20 anni in PS, affermano di non aver mai visto episodi di abuso ed operatori che, pur lavorando da 1 a 5 anni in quello stesso PS, affermano di averne visti più di 10: ciò dimostra come sul fenomeno oggetto dello studio non vi sia in realtà una omogenea definizione, che ne ostacola quindi il riconoscimento.

Nonostante in uno stesso presidio ospedaliero ci sia chi, pur lavorando da pochi anni in PS, affermi di aver assistito a più abusi rispetto a chi vi lavora da molto più tempo, in generale si può notare una correlazione tra gli anni di lavoro in PS e l’aver assistito ad episodi di abuso verso anziani, se si prendono in esame tutti gli ospedali coinvolti nell’indagine.

Proporzionalmente, all’aumentare degli anni di lavoro in PS, aumenta la percentuale degli operatori che afferma di aver visto (almeno una volta) episodi di abuso (Figura 2).

Figura 2 – Correlazione anni di lavoro in PS e riconoscimento di abusi verso gli anziani
Figura 2 - Correlazione anni di lavoro in PS e riconoscimento di abusi verso gli anziani
 

Inoltre, solo il 27.47% degli infermieri afferma che esistono, nella propria Unità Operativa, dei protocolli/procedure da consultare e seguire in caso di sospetto o accertato abuso ad un anziano.

In un caso clinico proposto nel questionario, al quale hanno risposto tutti i 93 infermieri (anche quelli che affermano di non aver mai visto abusi), solo il 13,83% sospetta un abuso da parte del figlio della vittima. Mentre, in un altro caso clinico proposto, il 51,58% lo individua da parte di una badante dell’anziano sotto forma di negligenza.

Inoltre, il 35,65% di tutti gli infermieri ha indicato come definizione di abuso verso l’anziano quella che in realtà descrive l’abuso psicologico. Solo il 29.57% indica la risposta considerata ad oggi più completa, ovvero quella adottata dall’OMS nel 2002.

Alcune considerazioni
La maggior parte degli infermieri, due terzi, sostiene di non essersi mai trovata di fronte a situazioni riconducibili ad abuso di persone anziane. Questo dato è confermato da altri studi scientifici, i quali affermano che gli operatori sanitari identificano con molta difficoltà eventuali condizioni di abuso, tanto che il fenomeno viene sottovalutato e rimane nascosto (Almogue et al., 2010; Cohen, 2013).

Le motivazioni, si ipotizza, possono essere svariate: reale bassa incidenza del fenomeno nel territorio indagato, mancanza di conoscenze, consapevolezza e/o strumenti che permettano di evidenziare tali fenomeni, ma anche la paura degli operatori nel denunciare e/o nell’affermare di aver visto o sospettato tali episodi.

Il restante 30.1% degli infermieri, però, dichiara di aver vissuto questa esperienza. In uno stesso presidio, per esempio in quello di Santorso, mentre il 46.2% afferma di aver assistito a episodi di abuso, il 53.8% afferma di non averne mai osservati. In questo ospedale, inoltre, c’è una percentuale maggiore di operatori che dichiarano di aver assistito ad episodi di abusi, quasi il doppio rispetto agli altri ospedali. (46,2% vs 24,3% medio). Questo dato, si ipotizza, potrebbe essere dovuto a molteplici motivi: per es. la giovane età dei professionisti, in quanto nell’ospedale di Santorso la maggior parte degli infermieri che hanno risposto ha un’età compresa tra 31 e 40 anni, a differenza degli altri ospedali in cui la maggioranza ha un’età compresa tra 41 e 50 anni. Ma il fattore vincente potrebbe essere anche un livello di formazione maggiore, ipotesi coincidente col fatto che, nel PS di Santorso la definizione di abuso ha ricevuto per il 60,87% una riposta corretta, a differenza di tutti gli altri ospedali in cui una minima parte risponde in modo corretto (Chioggia 29,17%, Bassano 28,00%, Cittadella 11,11%).

Inoltre è interessante notare come nell’ospedale di Chioggia ci siano operatori che, pur lavorando da più di 20 anni in PS, affermino di non aver mai assistito ad abusi ed altri che, pur lavorando da 1 a 5 anni, affermino di aver assistito a più di 10. Anche questo dato concorda con la letteratura scientifica circa la difficoltà degli operatori a identificare condizioni di abuso verso un anziano, giustificando le difformità delle risposte (Pasqualini, Salvioli 2001; Almogue et al., 2013).

Ancora più contraddittorie le risposte alla domanda se esistono protocolli/procedure da seguire o applicare in caso di abuso ad anziano, certo o sospetto. In tutti i PS degli ospedali selezionati, alcuni affermano che esistono, altri affermano il contrario, e altri ancora affermano di non saperlo. In verità i coordinatori dei quattro PS oggetto d'indagine hanno confermato che non esistono protocolli ad hoc per l'abuso degli anziani, ma che invece ne esistono per la violenza domestica, riguardo a donne e minori. Questo spiega l'incertezza degli operatori circa l’esistenza di strumenti specifici per la problematica. Anche quest'ultimo particolare è confermato dalla letteratura che evidenzia la scarsa diffusione di strumenti di screening/riconoscimento per l’abuso verso l’anziano (Pelotti et al., 2013).

Conclusioni
L’abuso verso l’anziano è un fenomeno che, a causa dell'andamento demografico in atto, è destinato ad aumentare. Si tratta di un problema trascurato e sottovalutato perché difficilmente individuabile e di conseguenza scarsamente denunciato. I motivi sono diversi, ma la sottostima del fenomeno è sicuramente legata all'incapacità degli operatori di riconoscerlo e/o alla volontà più o meno inconsapevole di riconosce un evento così "disturbante" che tocca profondamente le emozioni degli operatori (Cohen, 2013; Dong, 2005). La letteratura è concorde nell'affermare che l’abuso dovrebbe essere sempre sospettato quando si ha di fronte un anziano con problemi al PS. Per fare in modo che ciò accada, si suggerisce l'introduzione di strumenti di identificazione appositi e di azioni che promuovano una maggiore sensibilizzazione anche a livello sociale, con campagne contro la violenza, in cui si educhino anche i caregiver (Boccaletti, Milianta, 2010).

Si deve puntare verso un cambiamento di mentalità che ostacoli l’emarginazione degli anziani e promuova la loro sicurezza, coinvolgendoli in attività sociali. Per quanto riguarda specificatamente il riconoscimento di tale fenomeno, qualora si presenti, è indispensabile migliorare le conoscenze dei professionisti sanitari inserendo questo fenomeno nei percorsi di studio delle diverse professioni, promuovendo corsi di formazione ed adottando l’uso di protocolli/procedure specifici che siano di supporto nel riconoscere ed affrontare eventuali episodi di abuso verso gli anziani con un approccio multidisciplinare al problema.
 

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Bibliografia

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