Conoscenza e abitudine allo screening per la prevenzione del carcinoma alla cervice uterina


Il tumore della cervice uterina
Il tumore della cervice uterina è per frequenza il 4° tumore maligno nella popolazione femminile mondiale (Ferlay J, Soerjomataram I, et al. 2013). In Italia hanno sviluppato questo tipo di tumore 4 donne ogni 100.000, mentre le donne decedute sono 1.5 ogni 100.000, dato comunque allarmante per un tumore con una percentuale di guarigione pari al 95% se individuato precocemente. In Lombardia i tassi di incidenza e mortalità si collocano poco al di sotto della media nazionale. (Ministero della Salute 15 febbraio 2013).

Dal 1996 le linee guida ministeriali affermano che il Pap-test deve essere eseguito regolarmente da tutte le donne di età compresa tra i 25-64 anni ogni 3 anni. Le recenti indicazioni dichiarano però che il Pap-test deve essere eseguito subito dopo l’inizio dell’attività sessuale, anche prima dei 25 anni, con frequenza ogni tre anni se non sono presenti alterazioni citologiche o presenza di virus HPV. La menopausa e l'assenza di attività sessuale non precludono il sottoporsi all'esame.

Nella popolazione vi è ancora una scarsa sensibilità al tema della prevenzione: il Pap-test registra, ancora, la mancata esecuzione che sembra essere associata a una scarsa consapevolezza della popolazione femminile dell'importanza dell'esame.

Mancata esecuzione = scarsa consapevolezza
Un’indagine sull’adesione e la motivazione alla non adesione allo screening, per la prevenzione del carcinoma alla cervice uterina, condotta su 300 donne, reclutate in un Centro Prelievi di una Azienda Ospedaliera lombarda ha evidenziato una non soddisfacente adesione con differenti motivazioni inclusa la scarsa consapevolezza.
Per l’età, il campione preso in esame, rientrava nella popolazione target per l’esecuzione del Pap-test; l’89% delle intervistate era di nazionalità italiana mentre l’11% era di altra nazionalità.

L’88% delle donne aveva eseguito nel corso della vita almeno un Pap-test mentre il 12% non lo aveva mai fatto. Tra queste ultime la maggioranza (59%) era di età compresa tra 16 e 24 anni; a seguire, le 25-34enni in una percentuale pari al 18%. Tutte le donne di età compresa tra i 50-64 anni avevano eseguito un Pap-test nel corso della loro vita. Il 18.5% del campione che non aveva effettuato lo screening era straniera. La scolarità non è risultata un fattore significativo rispetto alla aderenza o meno al Pap-test.

Le motivazioni di non adesione allo screening espresse dal 12% del campione sono state diverse e distribuite nelle seguenti percentuali: nessuno lo ha mai consigliato (53%), non c’è bisogno di farlo (20%), paura (10%), imbarazzo/vergogna, fastidio/dolore durante l’esame.

In particolare le donne tra 16 e 24enni (70.5%) e quelle tra 25 e 34enni (50%) hanno segnalato l’assenza di informazione/consiglio mentre il 60% le donne straniere hanno ritenuto di non averne bisogno” a differenza dalle italiane che in maggioranza (56%) hanno sostenuto di non essere state mai consigliate a sottoporsi al test.

La maggioranza delle donne che avevano dichiarato di aver eseguito il Pap-test nella loro vita, non ricordava con esattezza l’epoca di esecuzione dello stesso.
Una buona percentuale di donne (33,5%) aveva effettuato il primo Pap-test nella fascia di età 25 – 30 anni. Una percentuale pari al 22,5% lo aveva invece eseguito solo al 50esimo anno di età a differenza di quanto raccomandato dalle linee guida ministeriali, ovvero l’esecuzione del test subito dopo l’inizio dell’attività sessuale o comunque a partire dal 25esimo anno di età (Grafico 1).

Grafico 1 – Età esecuzione primo Pap-test
Grafico 1 - Età esecuzione primo Pap-test

Insieme all’età un’altra variabile importante è la frequenza di esecuzione del test: il 41,5% delle donne ha dichiarato di avere ripetuto l’esame entro 12 mesi, il 30% ogni due anni, il 13% oltre tre anni. Solo il 12,5% ha affermato di effettuarlo ogni 3 anni. Diversamente da quanto raccomandato dalle linee guida ministeriali i tempi non vengono correttamente rispettati: ci sono donne che eseguono troppo frequentemente questo esame ed altre che lasciano passare troppo tempo (più di tre anni) tra un Pap-test e l’altro.

Le motivazioni che hanno favorito l’esecuzione dello screening tra le donne coinvolte nell’indagine sono rappresentate nel Grafico 2.

Grafico 2 – Motivazione che ha favorito l’esecuzione del Pap-test
Grafico 2 - Motivazione che ha favorito l’esecuzione del Pap-test

In particolare la maggior parte delle 25-64enni hanno dichiarato di essere state informate dal ginecologo (72%), le 16-24enni dal medico di famiglia (25%), le “over” 65enni con lettera di invito da parte del Sistema Sanitario. Nella Tabella 1 si possono confrontare i principali dati raccolti sul territorio con quelli nazionali.

Tabella 1 – Confronto tra dati locali e i dati nazionali (in rosso le differenze e in nero le somiglianze)

Dati

Livello locale

Livello nazionale

Donne che effettuano maggiormente Pap-test

50-64 anni (100%)

35-49 anni (83%)

Esecuzione ultimo Pap-test entro 12 mesi

41,5%

40%

Esecuzione ultimo Pap-test > 3 anni

13%

9%

Informate e motivate

65% ginecologo e 10% medico di famiglia

91% programmi organizzati + consiglio sanitario

Nazionalità ed esecuzione

Pap-test

italiane 88,5%

straniere 81,5%

italiane 78%

straniere 72%

No esecuzione Pap-test

12%

13%

Motivazione principale non esecuzione Pap-test

53% “nessuno lo ha mai consigliato”

9% “nessuno lo ha mai consigliato”

Motivazione principale no esecuzione Pap-test straniere

60% “penso di non averne bisogno”

36% mancato consiglio sanitario


Alcune considerazioni

Dai dati raccolti a livello locale si evidenzia che la maggioranza delle donne effettua il Pap-test ma non rispetta le tempistiche dettate dalle linee guida ministeriali: alcune lo eseguono troppo frequentemente (ogni anno), mentre altre lasciano passare più di 3 anni tra un Pap-test e l’altro; nel nostro campione vi è anche un 12% che non lo ho mai effettuato.
Come descritto in letteratura vi è ancora una conoscenza approssimata o errata e una carenza di informazione rispetto a questo test soprattutto tra le donne di età compresa tra i 16-34 anni e tra le donne straniere. (Vasconcelos CT, Pinheiro AK, et al. 2011).

Oltre alle riconosciute best-practices nella prevenzione come il consiglio di operatori sanitari, lettera di invito e campagne mediatiche di sensibilizzazione, occorre utilizzare nuove strategie come i social network per facilitare il coinvolgimento della popolazione giovane, più esposta al rischio infettivo; con questi media si possono condividere informazioni e creare eventi anche di carattere educativo-sanitario, incentivando maggiormente le persone ad aderire allo screening con un risparmio di tempo e di risorse economiche per la Sanità Pubblica. (Odom-Forren J 2010).

È importante che già nella scuola primaria si parli del Pap-test in concomitanza con l’esecuzione del vaccino anti-HPV indicato a partire dal dodicesimo anno di età.
Per avvicinare maggiormente la popolazione straniera è utile una comunicazione attraverso strumenti idonei in lingue diverse e la mediazione interculturale aumentando le attività di counselling soprattutto negli ambulatori medici, nei consultori e nelle scuole. (Cristofori M, Ruscica R 2014). La partnership tra i professionisti coinvolti nell’esecuzione dell’esame, ma soprattutto nella prevenzione e educazione, risulta fondamentale per l’adesione all’esecuzione del Pap-test.

La ricaduta dei risultati a livello locale ha favorito la divulgazione di opuscoli, in diverse lingue, presso tutti i servizi ed ambulatori afferenti all’AO in cui sono chiaramente espressi non solo i benefici dello screening ma anche i riferimenti per ottenere maggiori informazioni.
Attualmente non sono disponibili dati che documentino un aumento dei test effettuati ma è decisamente aumentata la richiesta di informazioni presso l’ambulatorio ostetrico-ginecologico su tempi e modi di effettuazione del Pap-test.
 

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Bibliografia

– Ferlay J, Soerjomataram I, Ervik M, Dikshit R, Eser S, Mathers C, et al. GLOBOCAN 2012 v1.0, Cancer Incidence and Mortality Worldwide: IARC CancerBase No. 11; Lyon, France: International Agency for Research on Cancer; 2013 Consultato il 20 ottobre 2014: all'indirizzo: http://globocan.iarc.fr/Default.aspx.
– Frazer IH, Cox JT, Mayeaux EJ, Franco EL, Moscicki AB, Palefsky JM, et al. Advances in prevention of cervical cancer and other Human Papillomavirus-related diseases. PedInfectDis J 2006; 25:S65-81.
– Ministero della Salute. Infezione da Papillomavirus umano. 2013 (ultimo aggiornamento 10 gennaio 2013; Consultato il 20 maggio 2015 disponibile all'indirizzo: http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=14&area=Malattie_infettive.
– Odom-Forren J. Technology: Facebook, Tweets, and the medical record. J PerianesthNurs 2010; 25(5):337-9.
– Rizzo L, Bisbano A, Teti V, Macchioni D. “Salvate Eva”: screening citologico e motivi di non adesione in Calabria. Ben (bollettino epidemiologico nazionale), Epicentro, 2014: Consultato il 20 maggio 2015 http://www.epicentro.iss.it/ben/2014/aprile/2.asp.
– Vasconcelos CT, Pinheiro AK, Castelo AR, Costa Lde Q, Oliveira RG. Knowledge, attitude and practice related to the pap smear test among users of a primary health unit. RevLatAmEnfermagem 2011;19(1):97-105.