Infermieristica di famiglia e di comunità: una survey tra infermieri e medici di medicina generale


Introduzione
La transizione epidemiologica e sociale e la crisi economica richiedono risposte nuove ai nuovi bisogni di salute attraverso un sostanziale ripensamento organizzativo dell’assistenza sanitaria di base, per sostenere il carico della fragilità e della malattia.
L’OMS Europa, nel documento “Salute 21” del ’98, propone un nuovo ruolo, quello dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC), quale consulente specialista-generalista con formazione post base, in grado di agire soprattutto a livello preventivo attraverso la valutazione e la gestione integrata dei bisogni di salute di un gruppo di cittadini a lui assegnato, in stretta collaborazione con il Medico di Medicina Generale (MMG).
A distanza di 15 anni dalla pubblicazione di “Salute 21”, l’importanza strategica del ruolo non è ancora stata riconosciuta a livello politico in Italia e questa figura è poco conosciuta dai professionisti della salute.

Conoscenze e aspettative di Infermieri e Medici di Medicina Generale rispetto all’infermieristica di famiglia e di comunità
Gli infermieri del territorio e i Medici di Medicina Generale (MMG) sono gli operatori “in prima linea” che dovrebbero intraprendere e stimolare specifiche azioni promotrici per l’implementazione all’Infermieristica di Famiglia e di Comunità.
Lo scopo del lavoro è stato quello di indagare le loro conoscenze e aspettative su questa figura.
L’indagine è stata svolta modificando e integrando il questionario elaborato dall’Associazione Infermieri di Famiglia e di Comunità (AIFeC) , nel 2012. Il questionario, sottoposto a validazione di facciata, è strutturato in due parti delle quali la prima articolata in otto domande chiuse finalizzate ad indagare aspetti socio-anagrafici dei rispondenti (regione e ente di appartenenza, ruolo professionale, anni di anzianità sul territorio, percorso formativo affrontato e titolo posseduto, sesso e età anagrafica); la seconda indirizzata ad esplorare, sempre attraverso domande chiuse (con possibilità di risposta si, no, non so o di espressione del grado di accordo/ disaccordo), il livello di conoscenze e percezioni riguardo la figura dell’IFeC (ricadute socio-sanitarie, ambiti di autonomia professionale, contesto operativo, ecc). Questa parte comprende anche una domanda a risposta aperta per permettere la libera espressione di opinioni/riflessioni.
Hanno aderito all’indagine 113 soggetti (90 infermieri e 23 medici), dei quali il 68,1% di età compresa tra i 30 e i 50 anni e il 70,8% rappresentati da femmine.
Oltre il 60% degli Infermieri ha acquisito il titolo con formazione regionale e quasi il 40% con formazione universitaria. Il 46% degli infermieri non ha effettuato nessun percorso formativo post base.
Pur lavorando in ambito territoriale, quasi il 70% dei rispondenti non ha avuto modo di documentarsi sulla figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità.
Non esistono sostanziali differenze tra i professionisti che hanno una diversa anzianità di servizio sul territorio in termini di formazione e/o aggiornamento in merito alla figura, ma gli infermieri risultano comunque più informati sull’IFeC rispetto ai medici. Inoltre, è opportuno sottolineare che oltre il 60% dei soggetti (campione totale) non si è mai trovato coinvolto in una discussione in merito a questa figura.
Oltre il 65% dei soggetti intervistati riferisce di non sapere se nel Piano Sanitario Regionale della propria regione è previsto l’inserimento dell’IFeC. Tuttavia, oltre il 60% non concorda sul fatto che i politici ed i tecnici che si occupano della riforma delle Cure Primarie abbiano chiaro il ruolo e le potenzialità dell’IFeC.
Quasi l’80% del campione totale conosce poco o per niente le realtà italiane in cui è attiva questa figura ed oltre il 40% sostiene che l’IFeC sia un professionista che attualmente non esiste in Italia. Solo il 24,8% dei rispondenti conoscono realtà europee e/o extra europee in cui è attiva la figura dell’IFeC.
Quasi il 93% dei partecipanti all’indagine concorda sulla necessità di attribuire in modo ufficiale all’IFeC autonomia professionale per le funzioni di propria competenza. L’indagine ha preso in considerazione anche il giudizio degli intervistati in merito all’autonomia prescrittiva per presidi per incontinenza (Tabella 1), presidi sanitari come materassi, cuscini, letti articolati, carrozzine e loro accessori, deambulatori, girelli (Tabella 2), materiali per medicazione (Tabella 3), consulenza infermieristica specialistica (Tabella 4) e di altri professionisti sanitari (Tabella 5). In merito all’autonomia prescrittiva per i presidi per incontinenza si è provveduto anche ad una stratificazione delle risposte di infermieri e medici (Tabella 6).

Tabella 1 – Grado di accordo su autonomia professionale da riconoscere a IFeC per la prescrizione dei presidi per incontinenza

L’ IFeC dovrebbe essere autonomo nella prescrizione dei Presidi per incontinenza

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

1

0,9

In disaccordo

4

3,5

Indifferente

1

0,9

D'accordo

69

61,1

Fortemente d'accordo

38

33,6

Totale

113

100,0


Tabella 2 – Grado di accordo su autonomia professionale da riconoscere a IFeC per la prescrizione dei presidi sanitari

L’ IFeC dovrebbe essere autonomo nella prescrizione di presidi sanitari

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

1

0,9

In disaccordo

8

7,1

Indifferente

6

5,3

D'accordo

73

64,6

Fortemente d'accordo

25

22,1

Totale

113

100,0


Tabella 3 – Grado di accordo su autonomia professionale da riconoscere a IFeC per la prescrizione di materiali per medicazione

L’ IFeC dovrebbe essere autonomo nella prescrizione di materiale per medicazioni

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

0

0

 

In disaccordo

6

5,3

Indifferente

1

0,9

D'accordo

65

57,5

Fortemente d'accordo

41

36,3

Totale

113

100,0


Tabella 4 – Grado di accordo su autonomia professionale da riconoscere a IFeC per richiedere la consulenza infermieristica specialistica

L’ IFeC potrebbe richiedere direttamente la consulenza infermieristica specialistica (wound care, enterostomie)

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

3

2,7

In disaccordo

5

4,4

Indifferente

9

8,0

D'accordo

68

60,2

Fortemente d'accordo

28

24,8

Totale

113

100,0


Tabella 5 – Grado di accordo su autonomia professionale da riconoscere a IFeC per richiedere la consulenza di altri professionisti sanitari

L’ IFeC potrebbe richiedere direttamente la consulenza di altri professionisti sanitari

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

3

2,7

In disaccordo

12

10,6

Indifferente

3

2,7

D'accordo

73

64,6

Fortemente d'accordo

22

19,5

Totale

113

100,0


Tabella 6 – Stratificazione delle risposte di infermieri e medici su autonomia prescrittiva per i presidi per incontinenza

L’ IFeC dovrebbe essere autonomo nella prescrizione dei presidi per incontinenza

Frequenza n.

Percentuale %

Rappresentazione grafica

Fortemente in disaccordo

0

0,0

 

In disaccordo

2

2,2

Indifferente

1

1,1

D'accordo

50

55,6

Fortemente d'accordo

37

41,1

Totale Infermieri

90

100,0

Fortemente in disaccordo

1

4,3

In disaccordo

2

8,7

Indifferente

0

0,0

 

D'accordo

19

82,6

Fortemente d'accordo

1

4,3

Totale Medici

23

100,0

Oltre il 90% del campione totale concorda (d’accordo e fortemente d’accordo) che l’IFeC rappresenta un’evoluzione dell’assistenza infermieristica resa necessaria del mutamento dei bisogni socio-sanitari dei cittadini. Oltre il 73% indica come utile l’attribuzione ad ogni nucleo familiare di un IFeC, con modalità di scelta/revoca presso gli sportelli SAST/Distrettuali.
Il 73% ritiene che l’IFeC dovrebbe valutare le dinamiche familiari e quasi il 94% che dovrebbe rilevare l’insorgere di problemi di salute delle famiglie. Circa il 90% concorda che l’IFeC sia disponibile a visite domiciliari, ambulatoriali e a contatti telefonici e ritiene che non debba occuparsi solo di persone malate, tuttavia il 73,4% afferma che le sue attività fondamentali sono l’erogazione di prestazioni rivolte all’assistito.
I rispondenti si sono, inoltre, detti d’accordo circa l’impegno dell’IFeC nella comunità locale.
Agli intervistati è stato richiesto di esprimere la loro opinione anche in merito al contesto organizzativo e professionale dell’IFeC che, per la maggior parte dei soggetti, dovrebbe collocarsi presso gli ambulatori della medicina di gruppo.
L’86,7% concorda sull’utilità di una formazione post-base per l’IFeC, solo il 3,5% è in disaccordo.
Solo la metà del campione è d’accordo (d’accordo + fortemente d’accordo) in merito al garantire un riconoscimento economico per l’IFeC.

Conclusioni
Dall’indagine risulta non facile per gli operatori del territorio documentarsi rispetto all’evoluzione di scenario e di ruoli, così come risultano scarsi momenti di confronto su possibili sviluppi futuri. Anche la maggior anzianità di servizio (16 anni o oltre) non garantisce maggiori conoscenze sulla figura dell’IFeC.
Risultano, inoltre, incerte tra i rispondenti, le modalità organizzative da adottare con l’implementazione di questa figura e gli incentivi da utilizzare.
E’ stato però impossibile un reale ed esaustivo confronto dei risultati tra infermieri e medici, a causa della scarsa adesione di questi ultimi.
Il questionario utilizzato è risultato sufficientemente completo e chiaro.
In conclusione l’Infermiere di Famiglia e di Comunità rappresenta un’evoluzione del ruolo infermieristico con competenze avanzate, ma non vi è una chiara percezione e conoscenza delle sue potenzialità. Pertanto, i professionisti della salute devono essere informati, sensibilizzati e consapevoli delle caratteristiche e del ruolo per facilitarne l’introduzione ed evitare barriere e diffidenze sia interne alla professione sia con gli altri attori delle cure primarie.
L’indagine potrebbe essere estesa su scala nazionale pubblicizzandola su riviste sanitarie e tramite la Federazione IPASVI, i Collegi provinciali, le Associazioni Scientifiche Infermieristiche e Mediche e contribuire a creare cultura rispetto all’IFeC.
Potrebbe essere utile, inoltre, continuare con un percorso di validazione dello strumento utilizzato.
Per dimostrare l’efficacia della gestione infermieristica è necessario avviare progetti di ricerca, azione e valutazione dei risultati.
L’AIFeC è a disposizione di quanti vogliano cogliere questa sfida per la ricerca di soluzioni innovative a beneficio dei cittadini italiani.
 

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Bibliografia

– Martin P, Duffy T, Johnston B, Banks P, Harkess-Murphy E, Martin CR (2013) “Family Health Nursing: a response to the global health challenges” Journal of Family Nursing 19:99.
– Obbia P (2010) “L’assistenza sanitaria di base e l’Infermiere di Famiglia e di Comunità” I Colori del Bianco anno 1 N 1 Ed. IPASVI Torino 1:12-14.
– OMS Europe (2000) “The Family Health Nurse: conceptual framework and curriculum” Consultato il 30 novembre 2013. http://www.euro.who.int/en/health-topics/Health-systems/nursing-and-midwifery/publications/.