Il tema del benessere del personale sanitario è analizzato da molto tempo nei contesti anglosassoni e americani, mentre in Italia solo da alcuni decenni è oggetto di ricerche in ambito psicosociale e organizzativo. Tradizionalmente le indagini che hanno trattato temi attinenti la definizione e la misurazione dei livelli di benessere sono state identificate con variabili di natura economica; negli ultimi anni, grazie anche al contributo di idee e di analisi offerte da numerosi filosofi, economisti ed esperti di organizzazione quali P. Dasgupta, J.B. Rawls e A. Sen, si è promosso un nuovo approccio che considera il benessere come un fenomeno multidimensionale.
Dagli studi finora condotti si evidenzia che il lavoro dell’infermiere presenta diversi aspetti che concorrono a “minare” il benessere quali: affrontare situazioni di vita o di morte, di angoscia; rispondere a persone che fanno domande impegnative e imbarazzanti; conciliare gli impegni di lavoro con quelli di famiglia. A questi se ne aggiungono altri, quali il mancato riconoscimento professionale e la difficoltà di esprimere al meglio le proprie potenzialità legata ai modelli organizzativi del lavoro che sono ancora in molti casi orientati ai compiti.
Si è quindi valutato opportuno sondare la soddisfazione correlata al lavoro negli infermieri dell’area chirurgica, in quanto i dipartimenti chirurgici della nostra Azienda sono caratterizzati dalla presenza di personale relativamente stabile, con tassi contenuti di turn over e di assenteismo. Le rilevazioni sono state effettuate alla vigilia di un cambiamento organizzativo importante, quale il trasferimento della sede, interpellando 89 soggetti tramite un questionario individuale anonimo a risposta multipla, adattato al contesto chirurgico dell’A.O.U. S. Anna, proposto agli infermieri per una compilazione su base volontaria.
Risultati
Dall’analisi emerge che la soddisfazione degli infermieri, nel 2009, è distribuita maggiormente sul gruppo logico “benefici”, mentre nel 2010 su “clima relazionale” e ”formazione e sviluppo professionale”.
Tabella 1 |
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Anno 2009 |
Anno 2010 |
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Media (tot) |
DS (tot) |
α di Cronbach |
Media (tot) |
DS (tot) |
α di Cronbach |
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23.763 |
5.398 |
0.8195 |
23.481 |
4.779 |
0.7610 |
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16.091 |
4.416 |
0.7617 |
16.080 |
5.164 |
0.8385 |
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29.972 |
7.520 |
0.8706 |
28.952 |
6.084 |
0.7823 |
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13.988 |
3.747 |
0.8635 |
15.149 |
4.085 |
0.8352 |
Nel confronto tra l’anno 2009 e 2010, la differenza maggiore si nota sul gruppo 4, evidenziando una maggior soddisfazione percepita nell’ambito della formazione.
Discussione
Analizzando gli esiti della nostra indagine si constata che il personale infermieristico abbia “reagito” ad un cambiamento logistico ed organizzativo che si stava prospettando, spostando tutta la sua attenzione al gruppo, quasi a voler attingere una certa forza. Le pressioni organizzative che il gruppo ha ricevuto hanno prodotto una richiesta di adattamento, gli stimoli risultanti dal clima dell’ambiente di lavoro hanno portato gli infermieri a sviluppare capacità per sostenere eventi negativi e convertire queste esperienze in situazioni di stabilità, fino ad occasioni di crescita e di sviluppo. Possiamo definirla una forma di resilienza, intesa come un processo dinamico che si sviluppa tra individuo e ambiente (Tusaie et al., 2004).
Nel 2010 si è evidenziato poi un nuovo bisogno infermieristico: la necessità di costruire e richiedere la creazione di legami significativi all’interno dell’”organizzazione ospedale”. L’opportunità di far parte di progetti e gruppi di lavoro aziendali, oppure di interagire in prima persona con l’Università o i Centri di formazione sembrano essere stati la “ricetta giusta ” per aiutare il professionista a “ripensarsi”, trovando nuove fonti di soddisfazione personale e professionale.
Conclusioni
I risultati, seppure limitati a un solo setting infermieristico, confermano come la professione infermieristica sia connotata dalla compresenza di fattori di soddisfazione e insoddisfazione, che configurano un equilibrio fragile e instabile. Le direzioni professionali in primis e quella aziendale subito dopo devono tenere costantemente sotto controllo i sintomi di malessere, che potrebbero generare eventi non voluti quali alti tassi di turn over, assenteismo o peggio ancora errori nelle attività professionali.
L’indagine ha evidenziato come vi sia l’esigenza di definire ruoli più ricchi di spazi decisionali e di responsabilità, con la necessità costante di fare gruppo e di sentirsi parte di un gruppo. Si riscontra una forte richiesta, oggi, di darsi un’organizzazione basata sul processi di lavoro integrati e multi professionali, ovvero un’organizzazione capace di ridurre la catena gerarchica e di valorizzare il coordinamento orizzontale, nonché un arricchimento dei ruoli organizzativi per processi e per obiettivi.