La libera professione infermieristica: un’indagine in Toscana


La libera professione infermieristica
Negli ultimi anni il numero di infermieri libero professionisti è notevolmente aumentato. Al 31.12.2012 gli infermieri contribuenti iscritti ad ENPAPI, a livello nazionale, erano 25.976 su 413.661 infermieri iscritti ai Collegi IPASVI (1). In Toscana, i dati aggiornati al 31/12/2009 (fonte ENPAPI) indicano 872 iscritti, senza distinzione tra contribuenti e non, su un totale di iscritti ai Collegi IPASVI di 1799 (2).
Gli iscritti contribuenti ENPAPI stanno crescendo di anno in anno e le ragioni di questa crescita sono molteplici: tagli alla spesa pubblica, rinnovato riconoscimento sociale della professione infermieristica, richiesta da parte dei cittadini di prestazioni sanitarie/infermieristiche. Tanto che oggi la libera professione rappresenta una delle possibili scelte lavorative per il neo-laureato.

Le percezioni degli infermieri libero professionisti della Regione Toscana
Nell’anno 2013 è stata condotta un’indagine tra gli infermieri libero professionisti iscritti ai Collegi IPASVI della Regione Toscana.
Lo scopo è stato quello di indagare quanto la libera professione sia diffusa nel territorio regionale, quali siano le difficoltà incontrate e le aspettative degli infermieri che la esercitano. Al contempo, si è cercato di esplorare anche il livello di conoscenza della normativa vigente, sia per il settore specifico della professione infermieristica, che per quello inerente l’attività imprenditoriale e libero professionale in genere. Attraverso la somministrazione di un questionario appositamente predisposto, abbiamo ricevuto ritorno da 529 soggetti, che si sono espressi su: la forma di libera professione esercitata e i motivi della scelta; gli aspetti relativi all’aggiornamento professionale; i giudizi soggettivi in merito ai servizi offerti dal Collegio IPASVI di appartenenza; la soddisfazione per la propria attività lavorativa; la conoscenza su specifici aspetti normativi.
Gli infermieri toscani libero professionisti aderenti alla indagine costituiscono circa il 10% degli infermieri iscritti a ENPAPI per la Regione Toscana (percentuale calcolata sui dati relativi all’anno 2009, fonte dati bilancio consuntivo ENPAPI 2012) ed il 5% del totale degli infermieri iscritti ai Collegi IPASVI della Toscana. L’età dei rispondenti è compresa in un range che va dai 22 ai 67 anni, ma oltre la metà di questi è compresa nella fascia di età tra i 23 e i 40 anni (65,6%). Il 62,6% del campione totale è di sesso femminile e il 37,4% di sesso maschile.
Nella Tabella 1 è rappresentata la distribuzione degli infermieri in relazione al Collegio IPASVI di appartenenza.

Tabella 1 – Collegio IPASVI di appartenenza

 

Frequenza

Percentuale

Massa

1

1,1%

Arezzo

4

4,4%

Firenze

58

63,7%

Livorno

1

1,1%

Lucca

11

12,1%

Pisa

4

4,4%

Pistoia

5

5,5%

Prato

7

7,7%

Totale

91

100,0%

Relativamente alla formazione di base, 60 sono in possesso della Laurea in Infermieristica, 19 del Diploma Regionale di infermiere professionale, 7 del Diploma Universitario e 5 di un titolo estero riconosciuto. Dei rispondenti totali, 10 hanno dichiarato di aver conseguito un Master di I livello, 8 di essere in possesso di un ulteriore titolo universitario e 19 di avere anche un’altra qualifica professionale.
Per quanto riguarda la modalità di esercizio dell’attività libero professionale, la forma individuale rappresenta la scelta più frequente (68,8%), seguono la forma associata (18,7%), quella cooperativa (8,8%) e la società tra professionisti (1,1%). Il restante 6,6% ha dichiarato di operare con altre modalità. In 16 svolgono attività libero professionale da meno di 1 anno, in 47 da 1 a 3 anni, in 15 da 4 a 6 anni ed in 13 da 7 e più anni.
Dei rispondenti, 80 mostrano di essere aggiornati sugli obblighi derivanti dall’ECM, mentre in merito alla partecipazione ad eventi formativi il numero di coloro che anno risposto “Si” è sceso a 65 soggetti. I motivi della mancata partecipazione ad eventi formativi sono principalmente rappresentati da: costi, mancanza di tempo e rilascio di un numero limitato di crediti ECM. Rispetto all'acquisizione degli ECM previsti dalla normativa, per il 2012 i professionisti che hanno acquisito meno di 25 crediti sono 25, in 23 tra 25 e 50, in 24 sopra i 50 e in 19 non sanno. Prima del 2012 solo il 31% del campione è riuscito ad acquisire tutti i crediti ECM (il 39% non è riuscito, il 27% non sa), mentre il 40% non riesce ad acquisire il numero di ECM previsto annualmente (21% sempre senza difficoltà, 19% si ma con difficoltà), contro un 47% che invece non riesce (15% mai, 32% non tutti gli anni).
Nelle Tabelle 2 e 3 vengono presentati i dati relativi al giudizio personale circa l’area di maggiore competenza/formazione posseduta dal professionista e le tematiche formative ritenute più interessanti.

Tabella 2 – Formazione e conoscenze prevalenti

 

Frequenza

Percentuale

Aspetti etici e deontologici legati alla libera professione

7

7,7%

Clinica (Percorsi diagnostici-terapeutici-assistenziali per persone affette da patologie specifiche)

23

25,3%

Management

5

5,5%

Modelli organizzativi per le aree ospedaliera e territoriale, implementati nella Regione Toscana (Sanità d’iniziativa e intensità di cure)

1

1,1%

Qualità e sicurezza

6

6,6%

Relazione e comunicazione

34

37,4%

Responsabilità professionale e normativa specifica riguardante la libera professione

6

6,6%

Altro

9

9,9%

 

Tabella 3 – Tematiche di interesse per l'aggiornamento professionale

 

Frequenza

Percentuale

Aspetti etici e deontologici legati alla libera professione

4

4,4%

Clinica (Percorsi diagnostici-terapeutici-assistenziali per persone affette da patologie specifiche)

45

49,5%

Management

1

1,1%

Modelli organizzativi per le aree ospedaliera e territoriale, implementati nella Regione Toscana (Sanità d’iniziativa e intensità di cure)

5

5,5%

Qualità e sicurezza

9

9,9%

Relazione e comunicazione

1

1,1%

Responsabilità professionale e normativa specifica riguardante la libera professione

21

23,1%

Altro

5

5,5%

Per il 62% dei rispondenti, la laurea non prepara adeguatamente a svolgere l’attività libero professionale.
Sulle motivazioni che hanno portato alla scelta di lavorare in libera professione sono state indicate: la volontà di lavorare in maniera indipendente (34), l’impossibilità di lavorare come dipendente di una pubblica amministrazione (33), per aspettative create da altri (7).
In merito alla soddisfazione lavorativa, il 40% si dice soddisfatto dall’aspetto economico, il 66% dall’attività lavorativa ed il 53% dalla crescita professionale. Il 60,55 di chi ha risposto al questionario ha buone/sufficienti aspettative rispetto alla crescita economica, il 68,2% rispetto alle prospettive di carriera e il 69,3% rispetto alla qualità del posto di lavoro.
In 57 su 91 (62,6%) suggerirebbero l’attività libero professionale ai neolaureati in infermieristica.
Oltre la metà del campione (52) ha giudicato i carichi di lavoro adeguati, per 19 soggetti risultano eccessivi e per 20 risultano insufficienti.
Tra le principali difficoltà nello svolgimento dell’attività professionale vengono indicate: la retribuzione (44%), il riconoscimento sociale (42%) il reperimento dei clienti (38%).
Nel 65,9% gli utenti sono rappresentati da ultrasessantacinquenni, contro il 34,1% di utenti con età inferiore a 65 anni.
I contesti operativi prevalenti sono RSA (28,6%), domicilio (23,1%), più raramente cliniche private/convenzionate (12,1%), ambulatori convenzionati (7,7%), ospedale (5,5%), ambulatorio proprio (3,3%), altro (19,8%). Le attività svolte con maggior frequenza (75,8%) sono rappresentate da prestazioni tecniche (ad esempio medicazioni di lesioni, somministrazione della terapia parenterale).
La documentazione utilizzata nel rapporto con la clientela è rappresentata da cartella infermieristica/diario (53%), contratto scritto (15%), richiesta del curante (8%), altro (24%).
In merito al rapporto con i Medici di Medicina Generale, questo è definito positivo dal 48,4% (7 ottimo, 37 buono di collaborazione), negativo nel 28,6%, mentre un 23,1% non ha rapporti con i medici.
Il 53% vede positivamente l’inserimento nel sito del Collegio IPASVI di appartenenza di una pagina dedicata alla libera professione, il 52% non è al corrente dell’esistenza nel Collegio di un gruppo di sostegno per i libero professionisti, il 46% ritiene di essere abbastanza orientato dal Collegio nell’attività libero professionale. Rispetto a che cosa dovrebbe fare il Collegio IPASVI per supportare l’attività libero professionale, gli intervistai indicano, in ordine di importanza: fornire informazioni sulle opportunità di lavoro, sulla normativa vigente, sulle disposizioni amministrative, organizzando un maggior numero di eventi formativi a costi contenuti.
In merito alle conoscenze specifiche inerenti la normativa di settore e gli obblighi derivanti dall’esercizio dell’attività libero professionale il 78% degli intervistati ritiene obbligatoria l’assicurazione per i libero professionisti, contro un 14% per i quali è facoltativa.
Relativamente alla comunicazione al Collegio IPASVI, il 37% ritiene obbligatoria quella sulla pubblicità sanitaria e il 68% quella sull’avvio dell’attività libero professionale.
Per il 40,7% la L. 243/2004 è la legge delega in materia pensionistica, mentre un 47,3% non sa rispondere.
Secondo il 51% l’ENPAPI è l’ente che eroga prestazioni pensionistiche di vecchiaia, invalidità ed indennità di maternità ai propri assicurati, per il 35,2% eroga anche prestazioni assistenziali a beneficio dei propri assicurati connesse alla presenza di uno stato di bisogno, di uno stato di malattia ed a titolo di contributo per spese funebri.

Conclusioni
L’indagine condotta ha fatto emergere numerosi aspetti critici che possono divenire spunti di miglioramento. In primis l’aspetto relativo al conseguimento degli ECM. Questi non sono necessari solo per disposizione di legge, ma rappresentano uno strumento di qualificazione professionale e di garanzia nei confronti della collettività. Il conseguimento degli ECM per le professioni sanitarie, ad oggi, è vissuto solamente come un obbligo da parte degli addetti ai lavori. Potrebbe invece rappresentare un’efficace strumento meritocratico a vantaggio degli infermieri che costantemente si impegnano nel proprio aggiornamento professionale.
In altre parole, se il cittadino conoscesse l’esistenza dei crediti ECM e del perché sono obbligatori, potrebbe scegliere gli infermieri anche sulla base di un evidenza di crediti acquisiti. In tal senso ci si augura che il nuovo accordo sul sistema di formazione continua in medicina e l’operatività del CO.GE.A.P.S (Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie) permetta ad ogni infermiere un monitoraggio efficace del proprio debito formativo.
Nel complesso colpisce come i liberi professionisti si dichiarino soddisfatti della loro attività lavorativa e giudichino positivamente le loro prospettive in termini economici, di carriera e di qualità del posto di lavoro. Nell’ottica di perseguire la crescita sociale della figura dell’infermiere, soprattutto al di fuori degli ambiti ospedalieri, riteniamo sia di fondamentale importanza la presenza di efficaci e veloci canali di comunicazione tra le parti, ovvero tra Collegi e Infermieri. Oggi tali canali ci sono, (grazie ad internet, con la possibilità di inviare e ricevere in tempo reale e-mail e di far parte dei social network), occorre solamente svilupparli e sfruttarli a pieno.
 

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Bibliografia

– ENPAPI, Bilancio consuntivo, Roma, 2012.
– Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, sito istituzionale della Federazione nazionale IPASVI, www.ipasvi.it/chi-siamo/iscritti.htm, u.c 09/10/2013.
– Collegio IPASVI di Como, Dicembre 2006, Indagine conoscitiva della situazione occupazionale e professionale degli infermieri nel territorio di Como, Agorà, n.33.