Decidere eticamente nella pratica professionale: il Codice Deontologico quale strumento di discernimento


Nel secolo scorso gli standard per la condotta degli infermieri, così come l’immagine e lo status della professione infermieristica, hanno subito importanti evoluzioni. Un tempo la conformità dell’essere infermiera agli standard etici si realizzava prevalentemente nell’obbedienza al medico e nella lealtà nei confronti della struttura di lavoro.
L’introduzione dei primi codici deontologici, l’abolizione del mansionario, la ridefinizione del Profilo professionale hanno allargato gli orizzonti verso una riflessione etica sistematica e maggiormente definita anche nella realtà italiana. Il “Code of ethics for nurses” redatto dall’International council of nurses (2000)[1] ha rappresentato un modello per tutti i codici etici infermieristici. Tale codice enuncia gli standard etici per la pratica infermieristica, quali la responsabilità verso il paziente, la competenza nell’attività professionale, il rispetto della vita e della dignità della persona umana e la non discriminazione nei confronti dei pazienti. Come tutti i codici deontologici, anche quelli inerenti la professione infermieristica possono rivelarsi di difficile applicazione nelle situazioni assistenziali specifiche, visto che gli enunciati in essi contenuti rappresentano soprattutto valori morali piuttosto che comportamenti specifici.
Una presenza infermieristica significativa nel territorio piacentino parmense (circa 5000 infermieri iscritti presso i Collegi Ipasvi delle rispettive province) ci ha indotto a un’indagine per esplorare il grado di consapevolezza che gli infermieri hanno del proprio Codice deontologico, nonché le conoscenze relative all’etica professionale e al modo di intendere e vivere la relazione professionale. L’indagine ha avuto la durata complessiva di quattro mesi (febbraio-luglio 2013) con un campione di 50 Infermieri. 

La relazione: possibilità di incontro con il paziente
Un terzo degli infermieri intervistati ha indicato come ‘relazione professionale’ quel rapporto che si instaura tra il professionista, il paziente e l’équipe (medici, Oss, altri operatori sanitari), mentre un quarto degli interpellati ha definito la relazione professionale come una relazione empatica, in cui l’infermiere deve essere in grado di apprendere appieno lo stato d’animo dell’altro. Per altri infermieri (20%) la relazione professionale è ‘una delle componenti del processo di guarigione dell’individuo’, relazione esclusiva tra l’infermiere e il paziente; per altri (12%) è una relazione che trascende da questioni personali. Circa la propria gratificazione professionale, gli infermieri indicano che il grado più elevato a livello relazionale si sperimenta con l’utente, poi con i familiari ed infine con l’équipe lavorativa. La capacità di instaurare relazioni significative anche con le persone che si prendono cura del paziente costituisce un’abilità professionale importante: il contesto familiare, infatti, è parte integrante nel percorso di cura, soprattutto nelle situazioni di malattie croniche, quindi l’attenzione e la cura al caregiver diventa un ambito su cui concentrare tempo ed energie.
La maggior parte degli interpellati dichiara di esprimersi al meglio durante il proprio lavoro (56%), utilizzando tutte le qualità relazionali personali anche in ambito professionale. Nell’esercizio dell’attività professionale si mette quindi in gioco tutta la propria persona. Significativa è la risposta di una infermiera: “È incredibile come il mio lavoro mi impegni ad utilizzare al meglio tutte le mie qualità relazionali, anche quelle più nascoste o usate meno nella quotidianità. A volte mi meraviglio di me stessa, penso di non avere quella caratteristica che in corsia fuoriesce, emerge e ne sono soddisfatta”.
Altri infermieri dichiarano di non riuscire ad essere ‘solari’ durante le ore di lavoro, così come completamente sinceri e pazienti. A proposito della capacità di ascolto, un’infermiera scrive: “Sono una persona che ascolta molto gli altri, ma spesso, sul lavoro, dove questa mia caratteristica dovrebbe essere amplificata, non ne sono capace: faccio tutto di fretta, i ritmi sono frenetici e l’ascoltare troppo l’altro mi porterebbe via troppo tempo”. Rispetto invece alla realizzazione professionale un altro collega dice: “Al lavoro mi sento incompleto. Non riesco a relazionarmi a fondo con i colleghi e non riesco ad essere disponibile. In ambito professionale non riesco a far valere i miei diritti, soprattutto con il coordinatore e a volte con alcuni colleghi”. Un’infermiera si esprime sull’amicizia: “Non sono amica di nessuno in corsia, gli amici li ho fuori, sul lavoro ho colleghi e pazienti che hanno bisogno di me, del mio aiuto ma non della mia amicizia. È impossibile sul luogo di lavoro esprimere completamente la qualità di relazione, c’è una chiusura del sistema ad andare oltre”.

L’etica professionale ed il Codice deontologico nell’esercizio della professione
Un terzo degli infermieri definisce l‘etica professionale come il rispetto delle norme morali, mentre altri indicano il rispetto del Codice deontologico. Altri, infine, identificano l’etica professionale con il rispetto del paziente.
È stato chiesto agli Infermieri di identificare almeno tre tematiche presenti nel Codice deontologico del 2009 e 45 Infermieri, su un totale di 50 intervistati, sono stati in grado di individuare le tre tematiche presenti.
Si elencano di seguito alcune delle risposte maggiormente riferite: l’infermiere nella sua assistenza rispetta la persona, tenendo conto dei suoi valori etici, religiosi, culturali (24 risposte); l’infermiere deve rispettare il segreto professionale (17 risposte); l’infermiere è il responsabile dell’assistenza infermieristica (16 risposte); l’infermiere aggiorna le proprie competenze con la formazione (9 risposte); l’infermiere nell’assistenza è al servizio della persona, della famiglia e della collettività (8 risposte); l’infermiere nell’assistenza è al servizio della persona, della famiglia e della collettività (8 risposte). Significativa la risposta di un’infermiera: “Purtroppo non l’ho letto, faccio parte delle nostalgiche del mansionario. Allora tutto era più chiaro. Si sapeva qual era il ruolo dell’infermiera”.
Questa espressione descrive i cosiddetti nostalgici del mansionario, ovvero il disagio di coloro che tra gli infermieri si sentivano “garantiti” da un testo prescrittivo, oggi chiamati a confrontarsi con situazioni assistenziali connotate da sempre maggior complessità e responsabilità, dove il Codice deontologico costituisce uno strumento importante di guida e confronto professionale. 

Conclusioni
Quanto realmente gli infermieri sono a conoscenza del proprio Codice deontologico? Quanto sono consapevoli del cambiamento che è seguito alla Legge 42/99?
Dall’analisi dei dati emerge una buona consapevolezza dei contenuti etico-deontologici da parte della maggior parte degli infermieri ed è ipotizzabile che questa profonda consapevolezza e questa conoscenza possano essere la spinta per una crescita professionale della professione tutta.
Nessun Codice deontologico può fissare regole comportamentali da utilizzare in tutte le situazioni, poiché ogni occasione, ogni circostanza è a sé stante, unica, così come ogni unica è ogni persona[2]. In un ambiente come quello clinico, progetti formativi per sviluppare ed accrescere la sensibilità morale degli infermieri sono indispensabili per migliorare l’applicazione del Codice deontologico.
Anche studi in ambito internazionale riferiscono correlazioni tra la sensibilità morale degli infermieri e la loro applicazione del Codice deontologico[3].
La Federazione europea delle professioni infermieristiche (Fepi) ha stilato in accordo con la Direttiva 2005/36/EC – relativa al riconoscimento delle qualificazioni professionali – e con la Direttiva 2006/123/EC – relativa ai servizi nel mercato interno – il Codice deontologico e di condotta per gli infermieri Europei[4]. L’obiettivo principale della Fepi è la protezione dei cittadini europei attraverso l’omogeneizzazione degli standard etici, lo sviluppo di competenze professionali, la costruzione di un codice di condotta etico basato su principi comuni. Oltre al Codice è stato redatto un Proto-code, ovvero un codice etico e di condotta per i dirigenti infermieristici europei, progettato e sviluppato dalla European nurse directors association’s (Enda)[5]. Questo codice invita al dialogo critico, a riflettere nelle diverse situazioni e allo sviluppo di specifici codici etici e di condotta da parte delle associazioni infermieristiche dei diversi Paesi.
 

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Bibliografia

[1] Code of ethics for nurses, Icn, 2000.
[2] Eren N. Nurses’ attitudes toward ethical issues in psychiatric inpatient settings. Nursing Ethics, October, 3, 2013, 97.
[3] Yong Soon K et al. Moral sensitivity relating to the application of the code of ethic., Nursing ethics, 2012, 20 (4): 470-478.
[4] Sasso L, Stievano A, Jurado M, Rocco G. Code of ethics and conduct for European nursing. Nursing Ethics, 2008, 15 (6):821-36.
[5] Stievano A, De Marinis M G , Kelly D, Filkins J, Meyenburg-Altwarg I, Petrangeli M, Tschudin V. A proto-code of ethics and conduct for European nurse directors. Nursing Ethics, 2012,19(2):279-88.