La cartella clinica elettronica in ambito pediatrico


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INTRODUZIONE
In ambito sanitario la documentazione del paziente è lo strumento che descrive il suo stato di salute/malattia, il percorso di cura e assistenza e gli interventi specifici erogati: in relazione a ciò, possiamo affermare che garantisce la sicurezza dei pazienti (Join Commision, 2014).
Negli ultimi anni si sono diffusi sistemi informatizzati di documentazione (Electronic Medical Record – EMR) per ridurre al minimo gli errori terapeutici (Campanella, Lovato et al., 2015), migliorare la documentazione dei dati, aumentare la qualità dell’assistenza sanitaria e l’efficienza ospedaliera (Zabada, Singh et al., 2001; Zhivan, Diana, 2012).
Nel contesto nazionale si utilizza il termine di Cartella Clinica Elettronica (CCE) o informatizzata o digitale per descrivere la documentazione elettronica; nello specifico viene definita come un insieme logico (concettuale) delle informazioni cliniche, assistenziali e amministrative relative a un episodio di cura (es. episodio di degenza ordinaria) o a un percorso di cura (es. percorso clinico assistenziale), gestito con modalità elettronica (Emilia-Romagna, 2016). La CCE è un archivio di dati riguardanti i pazienti in formato digitale, catalogati e scambiabili in modo sicuro e accessibile (ISO, 2004). Il suo scopo principale è supportare un’assistenza sanitaria integrata continua, efficiente e di qualità (Häyrinen, Saranto et al., 2008); dai professionisti viene utilizzata per guidare le decisioni di cura, per documentare, monitorare e gestire l’erogazione delle cure.
All’interno della popolazione che accede alle cure, la popolazione pediatrica ha bisogni diversi e unici, tanto che l’American Academy of Pediatrics stabilisce che nella CCE tali bisogni devono essere diversificati da quelli dell’adulto (Dufendach, Eichenbergeret al., 2015), per permettere un utilizzo migliore della cartella (Patterson, Zhang et al., 2013) e aumentare la sicurezza dei pazienti. (Adhikari, Parker et al., 2012).
Nel contesto nazionale non compaiono studi che riguardano l’inserimento della CCE all’interno dei contesti neonatale e pediatrico. Si rintracciano piuttosto sistemi di documentazione informatizzata frammentati che riguardano la terapia, il diario clinico, ma non tracciano nella sua completezza il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale della persona.
In letteratura non abbiamo reperito progetti di costruzione di una CCE utile, affidabile, efficace ed efficiente riproducibile in ambito pediatrico. Pertanto il nostro studio ha come obiettivo la descrizione del processo di costruzione di una CCE per l’ambito pediatrico nella realtà bolognese.

PROGETTAZIONE E IMPLEMENTAZIONE
La costruzione della CCE Pediatrica (CCEP) è inserita all’interno del progetto di informatizzazione delle tre Aziende della città di Bologna (IRCSS Rizzoli, AOSP-IRCSS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna e AUSL di Bologna), seguendo le Linee Guida della Regione Emilia-Romagna per la costruzione della CCE (Emilia-Romagna, 2016). È stato individuato un responsabile per il progetto complessivo e uno per ciascuna area: ogni Azienda ha selezionato al suo interno degli esperti in area medica, in area chirurgica, in area di terapia intensiva e in area pediatrica, che hanno lavorato in sessioni di gruppo singole e condivise.
Sono state affrontate in successione le varie fasi del progetto: costruzione del gruppo di lavoro; analisi del contesto; modelli di riferimento e analisi della letteratura; costruzione dello strumento; analisi dello strumento; team multiprofessionale (Fig. 1).


Figura 1. – Fasi del progetto.

COSTRUZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO
Da Gennaio 2020 si è formato un gruppo di lavoro costituito da infermieri di ambito pediatrico delle tre Aziende coinvolte nel progetto. Il gruppo era composto da infermieri esperti e da due infermieri facilitatori, selezionati secondo i seguenti criteri:
– esperti nel campo grazie alla loro formazione accademica (es. esperienza formativa nel campo), pratica (lavorano in area specifica) e di management (esperienza nel lavoro multiprofessionale e nei percorsi clinico assistenziali);
– riconosciuti come esperti nel campo delle specialità pediatriche (soggetti di riferimento riguardo alcuni temi) disponibilità alla partecipazione.
Sono stati identificati 12 esperti tra i 26 e i 64 anni, con più di 3 anni di esperienza, con istruzione avanzata (master, laurea magistrale), con responsabilità cliniche, di ricerca, educative e manageriali. Il gruppo si è avvalso di 9 esperti che accedevano ai singoli incontri per affrontare delle tematiche specifiche (esperto di lesioni, cardiochirurgia, ostetricia). Gli incontri sono avvenuti attraverso delle riunioni a cadenza regolare (circa 3 incontri mensili in presenza) della durata di circa 2 ore; da marzo 2020, a causa della pandemia COVID-19, gli incontri si sono svolti online (tramite piattaforma Teams), fino al dicembre 2020. Ogni incontro veniva condotto da due facilitatori, che condividevano gli obiettivi, i temi e i compiti di ciascun partecipante. Ad ogni riunione veniva redatto un verbale, il materiale prodotto era diffuso attraverso una cartella condivisa.

ANALISI DEL CONTESTO
Il progetto si è sviluppato nel contesto sanitario della città di Bologna. Le aziende coinvolte (IRCSS Rizzoli, AOSP-IRCSS Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna e AUSL di Bologna) per l’ambito pediatrico si occupano di prevenzione, diagnosi, chirurgia, trattamento e cura del bambino affetto da patologie acute o croniche (0-18 anni), quali: prematurità, patologie endocrino-metaboliche, malattie rare pediatriche congenito-malformative, patologie pneumologiche, reumatologiche, nefro-urologiche, oncologiche e cardiochirurgiche.
I primi incontri si sono concentrati nella condivisione degli obiettivi, delle fasi, delle metodologie e degli strumenti da utilizzare. In questa fase è stata eseguita un’analisi del contesto, eseguendo una descrizione delle caratteristiche dei pazienti per ogni realtà coinvolta; degli strumenti cartacei di raccolta dati in uso nelle varie unità operative pediatriche afferenti alle diverse specialità; delle scale, dei percorsi clinici assistenziali, delle linee guida, protocolli e procedure presenti.

DEFINIZIONE DEI MODELLI E QUADRI TEORICI
Dopo i primi incontri, in cui si sono condivisi gli strumenti, si è passati alla scelta dei dati fondamentali da inserire all’interno della nuova CCEP. Il Nursing Minimum Data Set è un sistema di classificazione che consente la raccolta standardizzata di dati infermieristici essenziali, per fornire una descrizione accurata del processo infermieristico utilizzato per fornire assistenza infermieristica. Il processo è avvenuto attraverso l’individuazione dei dati all’interno dello strumento, suddiviso in: accertamento iniziale; monitoraggio continuo; scale di valutazione, interventi; diario.
I modelli teorici per sviluppare il NMDS sono stati:
– il sistema Per.V.In.CA per la fase di accertamento e rivalutazione (Percorso Valutazione Infermieristica Complessità Assistenziale)
– il modello Fundamentals of Care per la fase degli interventi.
Il Per.V.In.CA è un sistema per la classificazione dei pazienti basato sulla complessità assistenziale ed intensità di cura; il modello ha l’obiettivo di valutare i bisogni del paziente nella fase di accertamento e valutazione. Prende in esame le seguenti dimensioni: stabilità/instabilità clinica della persona assistita; autonomia-dipendenza; capacità di comprensione-scelta; contesto-ambiente. Il modello validato nell’adulto (Rossetti, Lettieri et al., 2016) è stato adattato all’ambito pediatrico. Ad esempio, un neonato in terapia intensiva neonatale di età gestazionale 28 settimane avrà dei bisogni maggiori nella prima fase della degenza nella dimensione stabilità/instabilità riguardo i bisogni respiratori, cardiocircolatori, di termoregolazione. Tutti questi aspetti clinici sono gestiti in collaborazione con altre figure professionali. Successivamente il neonato avrà dei bisogni nell’autonomia-dipendenza (es. cura di sé), nella comprensione e scelta (es. la gestione della famiglia), nell’ambiente contesto (es. aspetti del contesto ambientale per lo sviluppo neuro-comportamentale). Un bambino di 10 anni con diabete all’esordio, successivamente alla fase critica, avrà dei bisogni maggiori nelle dimensioni comprensione-scelta, autonomia-dipendenza, informazione-educazione per la gestione della malattia.
Gli interventi sono stati raggruppati secondo il modello Fundamentals of care (FoC) che prevede al centro dell’assistenza la relazione, rispettando i bisogni della persona e garantendo il benessere fisico e psicosociale. I FoC riflettono gli elementi che costituiscono l’assistenza infermieristica fondamentale; ogni singolo intervento che riguarda le azioni infermieristiche necessarie a soddisfare i bisogni essenziali delle persone è stato suddiviso in interventi di monitoraggio-rivalutazione, di contesto, di autonomia-self-management, di relazione, psicosociale, preventivi e di trattamento. I FoC nella pratica clinica hanno anche una ricaduta sull’esito finale e puntano ad ottenere livelli di assistenza infermieristica mirati al benessere e alla soddisfazione dell’utente: ad esempio un’adeguata igiene del cavo orale e mobilizzazione hanno come obiettivo rispettivamente riduzione delle infezioni correlate alle pratiche assistenziali e delle riduzione del rischio di lesioni da pressione (Kintson A-L., 2018).

COSTRUZIONE DELLO STRUMENTO
Definiti i quadri teorici di riferimento, ogni gruppo di esperti ha esplicitato i dati, secondo uno schema, considerando l’accertamento iniziale, il monitoraggio continuo, le scale di valutazione, gli interventi, il diario. Successivamente i contenuti sono stati condivisi con il gruppo.
Le fasi di accertamento e monitoraggio sono state costruite sulla base del sistema Per.V.In.CA con i seguenti bisogni assistenziali che si riferiscono ai seguenti sistemi: circolatorio, neurologico, parametri vitali, alimentazione, mobilizzazione, modello di sonno, eliminazione intestinale e urinaria, igiene-abbigliamento, integrità cutanea, dolore, famiglia (Tab. 1).
Ogni sistema è quindi costituito da tutti i dati utili per l’assistenza, che sono a loro volta suddivisi per livelli di complessità attraverso la classificazione:
– fisiologico – quando la condizione del paziente non necessità l’intervento infermieristico
– alterazione – quando la condizione del paziente inizia a discostarsi dalla fisiologi a, quindi potrebbe esserci la necessità di un intervento infermieristico
problema – quando il paziente ha una condizione alterata che necessita dell’intervento dell’infermiere. Ad esempio per l’ambito cute, un dato fisiologico per l’aspetto è ‘colore roseo’, mentre in caso di alterazione si registra ‘pallido’, ed infine i dati di problema sono ‘presenza di ematomi’

Accertamento iniziale – Monitoraggio PerVinCa
Respiratorio Salute Malattia
Circolatorio
Neurologico
Dolore
Alimentazione Autonomia-Dipendenza
Modello Sonno
Eliminazione intestinale
Eliminazione urinaria
Integrità cutanea
Famiglia Comprensione- Scelta
Igiene Abbigliamento Ambiente-Contesto

Tabella 1. – I bisogni e il sistema PerVinCa.

Successivamente gli esperti hanno identificato gli interventi scelti sulla base di quelli già presenti in letteratura, che sono stati raggruppati in interventi di:
– monitoraggio
– contesto (ambiente)
– autonomia e self-management
– relazione
– preventivi
– di trattamento.
Per esempio per un bambino di 5 mesi con diagnosi di Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD) con problemi rispetto alla cute:
– interventi di monitoraggio – effettuare la scala Glamorgan; effettuare accertamento dei presidi (tubo, cannule, sondini)
– interventi di contesto – mirati all’ambiente del bambino, ad esempio il posizionamento di letti particolari, garantire la privacy, posizionamento del letto più pertinente
– interventi di relazione – informare-educare i genitori e la persona
– interventi di contenuto – medicazione delle lesioni, metodo Teach- back
– interventi dell’ambito psico-sociale – coinvolgimento delle associazioni (Tab.2).
Il diario è stato costruito dagli esperti secondo la metodologia SBAR: situation; background, assessment, raccomandation, in modo da rendere il passaggio di informazioni tra professionisti più standardizzato ed efficace. Ad esempio nella S compaiono tutte le informazioni riguardanti la situazione attuale, intesa come una fotografia del momento dei bisogni di salute del paziente; nella B le informazioni riguardanti la sua storia clinica, intesa come anamnesi remota e prossima riguardante le informazioni principiali, necessarie al passaggio di consegne. Nella A sono riportate tutte le valutazioni cliniche ed assistenziali rilevate dal professionista che ritiene necessario trasmettere; infine nella R troviamo le raccomandazioni clinico assistenziali da tenere in considerazione per quel paziente (es. addome teso da rivalutare).
Gli incontri sono stati valutati dai professionisti a metà percorso, per verificarne l’andamento attraverso lo strumento di pianificazione SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats): questo ha permesso una verifica degli obiettivi e una possibilità di miglioramento (Tab.3)

PerVinCa : Autonomia/Dipendenza    
Integrità cutanea    
ACCERTAMENTO INIZIALE/CONTINUO INTERVENTI
  Integrità cutanea
Aspetto Cute Colore cianotica Monitoraggio Ispezionare la cute
    pallida Compilare Scala Glamorgan
    rosea Stadiazione delle lesioni da pressione
    Itterica Valutazione dello stato delle mucose
  Integrità Ferita chirurgica Trattamento/Terapeutici Applicazione prodotti emollienti di protezione
    Escoriazione Effettuare la medicazione corretta in base alla lesione
    Lesioni Garantire una corretta postura e mobilizzazione del neonato
  Stato Idratata Applicare eventuali presidi anti-decubito
    Disidratata  Contesto/Ambiente  Garantire il microclima idoneo
    Marezzata Adeguare la temperatura della termoculla
  Temperatura cutanea al tatto Caldo Garantire la privacy
    Freddo Autonomia e Self Management/Educativi Educare il genitore ad ispezionare la cute
  Particolarità/problemi Petecchie Educare il genitore a posturare correttamente il bambino
    Ematomi Educare il genitore ad eseguire una corretta igiene del bambino
    Angiomi Educare il genitore ad eseguire una corretta medicazione della lesione
    Stravaso Utilizzare i metodi educativi tipo Teach back e Show me
    Nevi Relazione Dare informazioni al genitore sullo stato della cute del figlio
    Vescicole Preventivi Garantire la corretta postura e mobilizzazione del neonato
    Papule
    Esantema
    Ponfi
  Posture forzate SI □ NO □

Note:

Scale Glamorgan
  GVHD

Tabella 2. – Modello Accertamento e Interventi della Cute

  Vantaggi e opportunità Rischi e pericoli
Fattori interni Punti di forza

 Portare la propria esperienza

 Imparare nuove metodologie e contenuti

 Sviluppare capacità relazionali

 Sviluppare l’interazione nel gruppo

 

Debolezze

 Problemi con i tempi

 Valutazione continua degli obiettivi, azioni, tempi

Fattori esterni Opportunità

 Collaborazione e confronto tra professionisti

 Uniformare i comportamenti

 Implementazione di percorsi clinici

 

 

Minacce

o Covid19 impossibilità di interagire con il gruppo

o Resistenza al cambiamento

 

Tabella 3. – SWOT Vantaggi e opportunità.

VALUTAZIONE DELLO STRUMENTO
Una volta completata la stesura dello strumento, per valutare la validità delle informazioni è stato chiesto a tre infermieri con diversa formazione nelle unità operative di terapia intensiva neonatale, neonatologia, pediatria d’urgenza, oncologia, ematologia, rianimazione pediatrica, neuropsichiatria infantile, di testare lo strumento in modalità cartacea, raccogliendo i dati relativi ai pazienti che maggiormente accedono ai diversi setting. Ad ogni infermiere,, oltre alla compilazione dello strumento venivano poste anche le seguenti domande:
– quali sono i dati importanti che valuti all’ingresso del paziente?
– quali scale utilizzi?
– quali interventi effettui?
L’analisi di tali risposte ha permesso di inserire nello strumento in costruzione eventuali dati mancanti ed avere un primo parere dagli infermieri non coinvolti nel progetto.

CONDIVISIONE NEL TEAM MULTIPROFESSIONALE
I bisogni del neonato e del bambino che accede ai servizi sanitari hanno sempre di più una complessità assistenziale e clinica tale da necessitare di un approccio multiprofessionale. In quest’ottica lo strumento è stato condiviso anche con un gruppo multiprofessionale di medici, infermieri e ostetriche.

CONCLUSIONI
I risultati riportati riguardano solo la prima fase del progetto della CCEP. Il progetto è caratterizzato dalla presenza costante di infermieri esperti, medici, ostetriche, informatici, per garantire un approccio multidisciplinare. Il lavoro è stato accreditato come progetto di miglioramento. Ogni sessione di lavoro ha avuto obiettivi chiaramente definiti e ha permesso ai singoli professionisti di confrontarsi e crescere (Simon, Keohane et al., 2013), per uniformare i comportamenti delle tre aziende coinvolte.
Lo strumento costruito è nato dall’idea di guidare e sostenere il processo decisionale dell’infermiere in pediatria: ogni bisogno infatti è stato costruito dai maggiori esperti di quell’ambito, che si sono basati sull’esperienza e sull’analisi della letteratura, per individuare l’accertamento, i fattori di rischio e gli interventi.
La fase di sperimentazione dello strumento viene definita in letteratura come un vero e proprio cambiamento culturale, per sostituire il sistema cartaceo con quello informatizzato (Boyer, Samuelian et al., 2010).
Allo scopo di favorire e sostenere questo cambiamento, il progetto prevede le seguenti fasi: formazione, sperimentazione e valutazione. Questo passaggio avverrà in maniera strutturata, anche attraverso la formazione sull’utilizzo dei sistemi informatici. Durante la fase di sperimentazione il sistema dovrà essere soggetto a valutazioni periodiche dell’utilità e dell’efficacia, attraverso strumenti validati.

Conflitto di interessi
Si dichiara l’assenza di conflitto di interessi.

Finanziamenti
Gli autori dichiarano di non aver ottenuto alcun finanziamento e che lo studio non ha alcuno sponsor economico.

Ringraziamenti
Si ringraziano tutti i professionisti delle Aziende e le Direzioni per il loro fondamentale contributo durante gli incontri del Gruppo Cartella Clinica Elettronica Pediatrica.

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Bibliografia

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