Nuova frontiera di assistenza: la telemedicina


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NUOVE FRONTIERE DI ASSISTENZA
Negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di nuove tecnologie e, secondo alcuni dati risalenti al 2013, il numero di persone che usano dispositivi tecnologici è aumentato (Aguilera-Manrique et al., 2018). Nella pratica clinica nasce una nuova frontiera di assistenza, la “e-Health”. Con il termine e-Health si fa riferimento all’uso di mezzi tecnologici per fornire informazioni, risorse e servizi che riguardano la salute, per un miglioramento dell’assistenza al paziente (Eysenbach, 2001). Grazie a questi progressi, se da un lato abbiamo assistito allo sviluppo crescente della telecomunicazione, consentendo all’utente di poter usufruire dei servizi sanitari attraverso una comunicazione a distanza (Ackerman MJ, et al. 2010), dall’altro ci sono stati rilevanti progressi negli studi medici e tecnologici, dalla cui combinazione nasce la Telemedicina. Il termine è stato introdotto negli anni ‘70 dallo statunitense Thomas Bird per indicare “la pratica della medicina senza l’usuale confronto fisico tra medico e paziente, utilizzando un sistema di comunicazione interattivo multimediale” (Bird, 1975).
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) adotta nel 1997 la seguente definizione: “la telemedicina è l’erogazione di servizi sanitari, quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura”.
Secondo le linee guida del Ministero della Salute (2014) la telemedicina è una modalità di erogazione dei servizi sanitari tramite il ricorso a tecnologie innovative (Information and Communication Technologies-ICT) al fine di effettuare la diagnosi, la cura, in termini di riabilitazione e monitoraggio del paziente, e la prevenzione secondaria (Lange, B., et al. 2009). Da uno studio condotto da Man D. e colleghi (2020) si evince che in molti hanno fatto uso della telemedicina, soprattutto nei mesi di Marzo e Aprile 2020, per cui da 1.000 richieste di assistenza a distanza, in soli 10 giorni, si è registrato un picco di richieste di intervento di 7.000 visite, mitigando così la perdita di risorse umane e gli accessi in pronto soccorso per sintomi minori (Mann D. et al., 2020). Un altro fattore importante della telemedicina, inoltre, è che aumenta la compliance alla terapia. Secondo Mackillop e colleghi (2014), infatti, le donne trattate con la telemedicina si sentivano più seguite attraverso il continuo scambio di informazioni tra medico e paziente (Mackillop, et al., 2014). Tuttavia, il tutto sembra dipendere dalla qualità del sistema informatico utilizzato, intesa come facilità di utilizzo del mezzo. Quando il sistema risulta difficile da usare, infatti, ha poco successo e non è apprezzato dagli utenti (Given, Bunting, O’Kane, Dunne, & Coates, 2015).

LA TELERIABILITAZIONE
Negli ultimi anni, nasce un nuovo modo di fornire servizi di riabilitazione a distanza, attraverso l’uso delle telecomunicazioni: la Teleriabilitazione (TR), un sottocampo della telemedicina (Zampolini M, et al. 2008). Per teleriabilitazione si intende la possibilità di consentire al paziente di ricevere da casa terapie, indicazioni e ausilio sulla fase di riabilitazione. Viene svolto dal paziente, quindi, un programma riabilitativo personalizzato, attraverso un computer, una webcam, sensori indossabili e interfacce ad hoc (Feng, X., & Winters, J. M., 2007).
La teleriabilitazione non sostituisce la prestazione sanitaria tradizionale, ma integra il tradizionale approccio paziente-riabilitatore, coprendo le situazioni in cui è complicato per i pazienti raggiungere le infrastrutture di riabilitazione (Carey JR, et al. 2007), di conseguenza deve ottemperare a tutti i diritti e obblighi propri di qualsiasi atto sanitario.
È un approccio emergente e innovativo e garantisce un valido supporto durante il percorso che il paziente intraprende. Gli ausili utilizzati sono le videoconferenze, che mettono in contatto i pazienti e gli operatori sanitari in tempo reale, le registrazioni delle sessioni e algoritmi automatizzati, che guidano i pazienti attraverso un programma di esercizi riabilitativi (Cherney LR, et al. 2012).
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di questo trattamento, sia in termini di miglioramento del disturbo e della partecipazione alle attività, che in termini di compliance da parte del paziente e della famiglia (Peretti A., et al 2017). La prima pubblicazione scientifica sulla teleriabilitazione è datata al 1998 e, negli ultimi anni, in particolare dal 2007, il numero di articoli sull’argomento è aumentato (Rogante M, et al. 2010).

CAMPI DI APPLICAZIONE
La teleriabilitazione si applica principalmente alla fisioterapia (Mani S., et al. 2017), ma vi è un crescente corpo di evidenze che supportano l’efficacia anche per trattamenti neurologici, logopedici, cardiologici, occupazionali e psicologici, sia per popolazioni anziane (Burton, 2018), che per popolazioni pediatriche (Simone, 2018).
Tra i vari deficit neurologici su cui la TR risulta applicabile si ricordano: i tumori cerebrali (Van der Linden et al., 2018), malattia di Alzheimer (Jelcic, 2014), sclerosi multipla (Zampolini M, et al., 2008), afasia primaria progressiva (Meyer, 2016), malattia di Parkinson (Dias, 2016), ictus (Jagos H, et al., 2015), disturbo da deficit di attenzione/iperattività e sclerosi multipla a esordio infantile (Borghese, N. A., et al., 2018). Tuttavia, in letteratura non sono riportate i presupposti teorici, le descrizioni degli esercizi e delle attività svolte e le caratteristiche del compito necessarie per incrementare la difficoltà dell’esercizio. Vengano riportati, però, gli ambiti neuropsicologici su cui la teleriabilitazione può intervienire: l’attenzione, la memoria, le funzioni esecutive e il linguaggio (Solana, 2014).

CONDIZIONI NECESSARIE E VANTAGGI DELLA TELERIABILITAZIONE
La tecnologia utilizzata per gli interventi di TR Home-base si basa sull’uso di: 1) videoconferenze; 2) sensori per il monitoraggio e la valutazione dei clienti; 3) ambienti virtuali e realtà virtuale, per mezzo della robotica e le tecniche di gioco (Lange, B., et al., 2009). Per svolgere un programma Tele-riabilitativo serve: un computer, una webcam, sensori indossabili, rete web stabile, abilità nell’utilizzo di pc e web, esercizi specifici, necessità di monitorizzare i risultati delle sedute, piattaforme e software create per l’erogazione degli esercizi, registrazione e analisi dei risultati. La TR ha mostrato risultati promettenti nel migliorare la salute e la qualità di vita dei pazienti e dei loro caregivers. È stata pensata per l’abbattimento dei costi del Servizio Sanitario Nazionale, incoraggiando la continuità delle cure e la riduzione del tempo di permanenza negli ospedali (Caltagirone, 2008). Viene offerta, infatti, l’opportunità della gestione delle patologie croniche (Huijbregts, 2009), consentendo agli utenti di poter usufruire dei servizi sanitari direttamente stando a casa propria e riducendo il disagio degli spostamenti. Nella tabella 2 sono riportati i principali vantaggi della Telemedicina e della Teleriabilitazione per il servizio sanitario nazionale, i medici e i pazienti.

Tabella 2. – DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI VANTAGGI DELLA TELEMEDICINA E DELLA TELERIABILITAZIONE
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE MEDICI PAZIENTI
–         Riduzione dei costi assistenziali.

–         Riduzione del numero di ricoveri.

–         Riduzione delle giornate di degenza.

–         Riduzione del sovraffollamento delle strutture ospedaliere e dei reparti ad alta specialità.

–         Riduzione tempi di ricovero e di intervento medico e chirurgico.

–         Maggior numero di pazienti esaminati.

–         Razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse umane, mettendo in connessione professionalità diverse.

 

 

–         Riduzione della necessità di visite domiciliari e riduzione dei costi.

–         Tele-monitoraggio, rapido e qualificato, del paziente.

–         Maggiore appropriatezza degli interventi erogati.

–         Rapido accesso alla consulenza.

–         Raggiungimento di pazienti anche a distanze notevoli.

–         Accelerazione fase diagnostica ed avvio alle terapie.

–         Migliore assistenza per il monitoraggio delle terapie.

–         Migliore qualità della vita.

–         Coinvolgimento delle famiglie e dei caregiver.

–         Riduzione degli spostamenti casa-medico-ospedale e dei costi per il paziente.

–         Tele-monitoraggio costante anche da casa.

–         Maggiore velocità di accesso alla medicina specialistica.

–         Maggiori informazioni sul proprio stato di salute.

–         Ambiente di riabilitazione familiare.

–         Potenziamento del Self-management ed Empowerment dei pazienti.

SFIDE E PROSPETTIVE FUTURE DELLA TELERIABILITAZIONE
La teleriabilitazione è un campo giovane della telemedicina e gli studi dimostrano che per aumentarne l’efficacia il programma dovrebbe iniziare il prima possibile ed essere intensivo e prolungato durante la fase di recupero a casa (Zampolini, M., 2008). Il rapporto costo-efficacia rimane ancora sconosciuto e ci sono ancora poche conoscenze su quali pazienti trarrebbero maggiori benefici (Langberg H, et al. 2014). Inoltre, l’alfabetizzazione informatica potrebbe influire sull’aderenza al trattamento e i dispositivi tecnologici dovrebbero essere disponibili e alla portata di tutti (O’Connor S, 2016).
Tra le nuove frontiere europee della telemedicina possiamo citare: 1) Mobile Health (m-Health), assistenza sanitaria tramite l’utilizzo di dispositivi mobili e app. Questa categoria appartiene all’Health Internet of Things (IoT), ovvero dispositivi che rilevano bio-segnali derivanti dalla connessione ai medical devices (Zimmerman A., 2012). Tra questi dispositivi ricordiamo i “wearable” item, ad esempio il braccialetto hi-tech; 2) Social Health, riguarda l’utilizzo di Serius Game, con l’ausilio di tablet o touchscreen, per i pazienti con patologie neurodegenerative; 3) Robotica e stampa 3D, nei reparti di diverse strutture ospedaliere in cui, ad esempio, sono presenti robot umanoidi e bracci robotici in ambito chirurgico. Le stampanti 3D, invece, sono impiegate per riprodurre protesi, come quelle dentali, tuttavia, la nuova frontiera sarà rappresentata dalla riproduzione di tessuti e organi umani e di esoscheletri per la riabilitazione (Vadalà M. et al., 2019).

L’INFERMIERE E IL TELENURSING
Parallelamente alle attività di telemedicina, negli ultimi anni, si è sviluppato anche il Telenursing, definito come l’uso della telemedicina per fornire assistenza infermieristica e condurre pratiche infermieristiche (Peck, A. 2005). Il termine è l’unione di due parole: “tele”, ossia collegamento elettronico da una postazione remota e “nursing”, assistenza propria infermieristica. Con questa forma di assistenza sono usate le tecnologie della telecomunicazione e canali elettromagnetici (cavo, radio, canali ottici) al fine di migliorare la cura dei pazienti trasmettendo dati vocali e visivi (International Council of Nurses, 2001). L’assetto demografico che si sposta sempre più verso la terza età, la carenza di personale infermieristico, l’aumento di patologie croniche e degenerative e la continua evoluzione dell’assetto sanitario, sono tutti aspetti che hanno portato ad un incremento esponenziale del telenursing. Molteplici, infatti, sono le possibilità che offre: un monitoraggio continuo del paziente, la possibilità di implementare il Teletriage e l’opportunità di consultazione ed educazione al paziente a distanza (Wheeler et al., 1993). Spesso succede che nella fase di dimissione, infatti, il paziente, insieme ai propri famigliari, si trovi impreparato a gestire la nuova condizione clinica a domicilio. Attraverso il telenursing si può riempire quel gap assistenziale, evitando cosi, un nuovo ricovero ospedaliero. Il telenursing può essere applicato in diversi ambiti: l’istruzione e la ricerca (Souza Junior et al., 2016), cardiologia (Black, et al., 2014), salute mentale (Ellington & Repique, 2013), terapia intensiva (Williams, Hubbard, Daye, & Barden, 2012), cure palliative (Roberts, Tayler, MacCormack, & Barwich, 2007), diabete (Young, et al., 2014) e ictus (Rafter & Kelly, 2011).

ALTRE FORME DI ASSISTENZA
Le nuove tecnologie applicate al campo sanitario permettono di svolgere non solo la teleriabilitazione ma anche altre forme di telemedicina.
La Teleassistenza, ad esempio, è una forma di trattamento medico a distanza di soggetti anziani affetti da patologie cronico-degenerative o di pazienti affetti da malattie neoplastiche (Zagra et al., 2011). Gli esempi più diffusi sono il telesoccorso, nelle situazioni di emergenza e pericolo (Vitacca M., 2011) e il telenursing, che garantisce il controllo periodico delle condizioni generali del paziente (Schlachta-Fairchild L., 2008). Questa forma di assistenza domiciliare, detta anche tele-home care, è rivolta a persone che necessitano di un’assistenza e un monitoraggio continuo, con una modalità di supporto operata in remoto da diversi specialisti. La teleassistenza si distingue dalla Tele-terapia, o consulenza on-line, che, invece, fornisce consulenza, ad esempio psicologica, tramite Internet.
Per Tele monitoraggio, invece, si intende la possibilità di trasmettere a distanza parametri di interesse per la valutazione clinica di pazienti (Meystre S., 2005). Questa soluzione consente di monitorare una patologia o controllare parametri vitali, come quelli cardiovascolari, elettrocardiogramma (ECG), pressione sanguigna, saturazione di ossigeno, temperatura corporea, glicemia, ecc. (Muscillo, R., 2010).
Queste forme di telemedicina, sicuramente rivoluzionano i modi d’esercizio della medicina, creano i presupposti di una nuova visione di modelli assistenziali e sono tutti destinati ad espandersi nei prossimi anni, essendo una valida soluzione alternativa all’ospedalizzazione (Zagra et al., 2011).

Conflitto di interessi
Si dichiara l’assenza di conflitto di interessi.


Finanziamenti

Gli autori dichiarano di non aver ottenuto alcun finanziamento e che lo studio non ha alcuno sponsor economico.

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