Gli infermieri stranieri in Italia: quanti sono, da dove vengono e come sono distribuiti


Gli infermieri stranieri costituiscono una componente importante del gruppo professionale e, in effetti, i numeri sono indiscutibili: 38.000 (più del 10%) su 375.000. I dati analizzati evidenziano poi delle differenze tra gli infermieri italiani e quelli stranieri. In particolare, emerge che questi ultimi lasciano prima la professione, hanno una minore esperienza professionale, la maggior parte di loro ha conseguito il titolo abilitante nel proprio Paese.

Numeri e percentuali non devono però colpire solo dal punto di vista quantitativo o lasciare spazio a considerazioni sommarie, vanno piuttosto interpretati nell’ottica dell’integrazione tra diverse culture.

In un sistema sanitario attento alle diversificate caratteristiche culturali della popolazione, l’integrazione deve essere il filo rosso dell’articolazione della risposta ai bisogni degli assistiti. La presenza, perciò, di infermieri stranieri, qualora ben inseriti nel contesto, aiuta i colleghi italiani nell’individuazione degli aspetti culturali peculiari da considerare per favorirla. Una lettura superficiale di numeri, percentuali e differenze, può far sì che il lettore attribuisca agli stessi un valore e una connotazione negativi o parziali e che venga adombrata la visione sulle differenze culturali.

I colleghi stranieri sono prevalentemente romeni e albanesi e, questo dato è sostanzialmente in linea con quello più generale relativo ai flussi migratori: la comunità più numerosa presente nel nostro Paese è quella rumena seguita da quella marocchina e albanese.

La riflessione su questo dato porta quanto meno a una considerazione tra quelle possibili: il valore aggiunto del contributo dei colleghi stranieri nella costruzione di una prospettiva equilibrata ovvero capace di non sopravvalutare o sottovalutare la diversità culturale a favore di un approccio transculturale e di un appianamento delle diseguaglianze nella salute. Non è più possibile, infatti, ritenere qualitativamente elevata e risultato di una presa in carico vera e quindi personalizzata e mirata, una risposta assistenziale che non sia anche sempre più transculturale.

Dubitare di tutto o credere a tutto,
ecco due soluzioni ugualmente comode per non riflettere.

Henry Poincaré

 

Gli stranieri costituiscono ormai una componente importante degli infermieri. Alla fine del 2010 ne risultavano iscritti agli albi provinciali IPASVI più di 38.000, su una popolazione complessiva di 375.000 unità (tavola 1).

Tav. 1 – Infermieri per Regione e cittadinanza – Anno 2010

 

Iscritti

totale

italiani

%

stranieri

%

Liguria

12.595

11.060

87,8

1.535

12,2

Lombardia

55.011

48.692

88,5

6.319

11,5

Piemonte

26.212

22.516

85,9

3.696

14,1

Valle d'Aosta

891

737

82,7

154

17,3

Nord-Ovest

94.709

83.005

87,6

11.704

12,4

Emilia Romagna

29.415

25.354

86,2

4.061

13,8

Friuli Venezia Giulia

8.778

7.373

84,0

1.405

16,0

Trentino Alto Adige

8.441

7.357

87,2

1.084

12,8

Veneto

32.065

28.780

89,8

3.285

10,2

Nord-Est

78.699

68.864

87,5

9.835

12,5

Lazio

38.790

32.670

84,2

6.120

15,8

Marche

9.002

8.038

89,3

964

10,7

Toscana

24.743

22.534

91,1

2.209

8,9

Umbria

5.803

5.380

92,7

423

7,3

Centro

78.338

68.622

87,6

9.716

12,4

Abruzzo

9.537

8.686

91,1

851

8,9

Basilicata

3.932

3.799

96,6

133

3,4

Calabria

11.470

10.888

94,9

582

5,1

Campania

30.980

29.622

95,6

1.358

4,4

Molise

2.688

2.457

91,4

231

8,6

Puglia

25.061

23.933

95,5

1.128

4,5

Sud

83.668

79.385

94,9

4.283

5,1

Sardegna

11.156

9.606

86,1

1.550

13,9

Sicilia

28.615

27.388

95,7

1.227

4,3

Isole

39.771

36.994

93,0

2.777

7,0

Italia

375.185

336.870

89,8

38.315

10,2

Gli stranieri costituiscono quindi oltre il 10% degli infermieri che lavorano in Italia. La percentuale tocca tuttavia il 12-12,5% nel Centro-Nord, arrivando a superare il 16-17% in alcune Regioni, come la Valle d'Aosta, il Friuli-Venezia-Giulia e il Lazio. A riprova della notevole variabilità territoriale, la presenza di stranieri nel Mezzogiorno, anche se in aumento, è invece ancora poco significativa,  con Regioni come la Basilicata, la Campania, la Puglia e la Sicilia, nelle quali gli stranieri non rappresentano più del 3-4% degli infermieri in attività.
In termini assoluti (grafico 1), gli infermieri stranieri si concentrano soprattutto nel Nord-Ovest (30,7%), ma anche Nord-Est e Centro ne denunciano una buona presenza (poco più del 25%).

Grafico 1 – Infermieri stranieri per ripartizione (valori percentuali) – confronto 2007-2010

Lombardia e Lazio, insieme, ne assorbono quasi un terzo (32,8%).
Una conferma del peso crescente degli stranieri viene dagli ultimi dati sulle iscrizioni agli Albi provinciali Ipasvi. Sebbene il fenomeno della "immigrazione infermieristica" si sia ultimamente alquanto affievolito (nel 2007 era attribuibile a stranieri il 30% delle nuove iscrizioni), in solo in soli tre anni, dal 2007 al 2010, il numero di infermieri stranieri in Italia è aumentato del 25% (quasi 8.000 unità). Più di un quinto delle iscrizioni registrate nel 2010 (il 21,9%, poco meno di 2.800 unità sulle 12.600 totali) è ancora relativo a stranieri (tavola 2).

Tav. 2 – Infermieri nuovi iscritti, per cittadinanza – Anno 2010

 

Totale nuovi iscritti

Nuovi iscritti stranieri

totale

%

comunitari

%

extra comunitari

%

Nord-Ovest

3.225

744

23,1

380

51,1

364

48,9

Nord-Est

2.838

609

21,5

326

53,5

283

46,5

Centro

3.527

697

19,8

415

59,5

282

40,5

Sud

2.046

463

22,6

263

56,8

200

43,2

Isole

1.028

263

25,6

150

57,0

113

43,0

Italia

12.664

2.776

21,9

1.534

55,3

1.242

44,7

In alcune regioni, come la Liguria, il Friuli-Venezia-Giulia e la Puglia, la percentuale di stranieri tra i nuovi iscritti arriva a sfiorare il 30%.  In questa crescita, un contributo importante è fornito dagli extracomunitari, che nel 2010 costituivano il 45% circa dei nuovi iscritti e il cui peso appare negli ultimi anni in continuo, leggero aumento.
Il flusso di stranieri nettamente prevalente è quello proveniente dalla Romania (tavola 3).

Tav. 3 – Infermieri stranieri per Paese di provenienza – confronto 2006-2010

Nazione di nascita

2006

2010

posizione

numero

%

posizione

numero

%

Romania

1

1.584

41,8

1

1.220

43,9

India

5

96

2,5

2

282

10,2

Albania

4

165

4,4

3

188

6,8

Peru'

3

270

7,1

4

186

6,7

Polonia

2

621

16,4

5

106

3,8

Moldavia

15

39

1,0

6

59

2,1

Camerun

28

9

0,2

7

52

1,9

Brasile

12

46

1,2

8

52

1,9

Svizzera

9

58

1,5

9

49

1,8

Germania

6

86

2,3

10

47

1,7

altri

 

819

21,6

 

535

19,3

Sempre con riferimento ai dati del 2010, quasi il 44% delle nuove iscrizioni di stranieri è  relativo a cittadini romeni. Il dato è peraltro in leggero aumento negli ultimi anni. Al secondo posto gli indiani, che spiccano per la forte crescita che hanno fatto registrare negli ultimi anni (dal 2,5% del 2006 al 10,2% attuale). A seguire, albanesi e peruviani, con percentuali intorno al 6-7%. Notevole, al contrario, la contrazione dei polacchi, che in pochi anni calano dal 16,4% al 3,8%.
Quali sono le caratteristiche degli infermieri stranieri che li differenziano dai loro colleghi italiani? Innanzitutto (tavola 4) una più ridotta presenza maschile, visto che tra gli stranieri iscritti nel 2010 la percentuale di uomini è di appena il 15,5%, mentre tra gli italiani arriva al 31,2%.

Tav. 4 – Confronti tra infermieri stranieri e italiani – indicatori

 

% di maschi tra i nuovi iscritti 2010

Età media degli iscritti (anni)

Anzianità di servizio degli iscritti (anni)

Età media dei cancellati 2010 (anni)

 

stranieri

italiani

stranieri

italiani

stranieri

italiani

stranieri

italiani

Nord-Ovest

14,7

30,0

38,9

42,8

6,1

16,3

38,6

54,8

Nord-Est

17,4

30,0

40,2

43,1

7,9

16,8

43,9

56,2

Centro

15,8

32,7

40,1

42,7

7,1

15,0

42,2

57,5

Sud

14,0

31,8

40,3

42,2

11,4

14,9

42,3

53,7

Isole

14,8

31,8

38,4

44,5

8,2

16,9

38,8

53,1

Italia

15,5

31,2

39,6

42,9

7,6

15,9

41,1

55,2

In secondo luogo, si direbbe una minore esperienza professionale. Sebbene la loro età non sia molto più bassa di quella degli italiani (39,6 anni in media, contro 42,9), l'anzianità di servizio degli stranieri (si è assunto l'anno di iscrizione all'Albo come anno di inizio dell'attività lavorativa) risulta infatti decisamente più limitata, appena 7,6 anni contro i 15,9 degli italiani. L'8,3% degli infermieri stranieri (tavola 5) ha meno di un anno di servizio e il 24,6%, meno di tre.

Tav. 5 – Infermieri stranieri, per anzianità di servizio (valori percentuali) – Anno 2010

 

Anzianità di servizio (anni)

 

meno di 1

1

2

3-4

5-9

10 e più

 

Nord-Ovest

10,5

9,0

8,7

22,0

32,7

17,1

100,0

Nord-Est

7,4

6,7

6,9

20,7

33,5

24,8

100,0

Centro

9,0

8,6

9,2

17,6

32,3

23,4

100,0

Sud

4,6

5,6

5,2

11,7

18,4

54,6

100,0

Isole

5,4

9,3

14,2

25,4

10,0

35,8

100,0

Italia

8,3

7,9

8,4

19,7

29,5

26,2

100,0

In alcune Regioni, come Liguria, Sardegna e Valle d'Aosta, la percentuale di infermieri stranieri con meno di tre anni di servizio raggiunge il 40%.
Un terzo dato, rilevante soprattutto per le implicazioni relative all'inserimento professionale degli infermieri e alla loro formazione on the job, è costituito dalla percentuale di stranieri che conseguono nel proprio Paese di origine il titolo abilitante all'esercizio della professione. Secondo i dati Ipasvi del 2010, tale percentuale è ancora particolarmente elevata (73,5%) anche se in calo rispetto agli anni passati.
Un ultimo, importante elemento di differenziazione, che almeno in parte spiega la bassa anzianità di servizio degli infermieri stranieri in attività, è costituito dall'età relativamente giovane degli stranieri che lasciano la professione. L'età di uscita degli stranieri (grafico 2) è infatti di appena 41 anni nella media nazionale (meno di 39 anni  nel Nord-Ovest e nelle Isole), decisamente bassa soprattutto se confrontata con quella degli italiani (oltre 55 anni).

Grafico 2 – Infermieri per nazionalità ed età alla cancellazione – anno 2010 (val. percentuali)

Tutto questo, nonostante che negli ultimi anni si registri la tendenza ad un moderato aumento dell'età all'uscita. Di fatto, un infermiere straniero su cinque lascia la professione prima dei tre anni di lavoro; ogni anno, su 100 infermieri stranieri attivi, 2,5 lasciano la professione, evidenziando un tasso di abbandono doppio di quello degli italiani (1,3).

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